La relazione dei vigili del fuoco è stata consegnata a metà pomeriggio. E l’esito è incerto quanto le ipotesi dei primissimi minuti: «Si rende necessaria una verifica del terreno sotto le fondazioni al fine di accertare se il fenomeno di dissesto è in evoluzione». La conclusione delle due pagine redatte dai pompieri è che, oltre a doversi mettere in sicurezza l’esistente, bisogna verificare che la terra non sia ancora in movimento. A cosa sia stato dovuto il crollo di stanotte in via Castromarino, all’incrocio tra via Lago di Nicito e via Plebiscito, non è dato sapere. Il dito di chi vive nella zona è puntato contro il cantiere della metro, la cui galleria proprio in questi giorni veniva scavata là sotto.
Anche la Ferrovia Circumetnea, dal canto suo, vuole vederci chiaro. Per questo sembra che sia stata richiesta una relazione dettagliata alla Cmc, la società che si è aggiudicata i lavori della tratta Stesicoro-Aeroporto e che da anni li porta avanti. I tecnici dell’impresa privata sono già al lavoro e il nervosismo, in queste ore, non manca. La talpa è ferma e smetterà di scavare a tempo indeterminato, come rivelato da MeridioNews. Una sospensione cautelare, che continuerà finché non si sarà accertato se e come i lavori per la costruzione della metropolitana abbiano influito sul cedimento del palazzo.
I vigili del fuoco, nel frattempo, stanno cominciando ad andare via dal luogo del crollo, dove si trovano da ieri notte. Lasciano il posto agli uomini della polizia e ai vigili urbani. Secondo quanto si apprende da fonti municipali, il presidio sarà costante: la paura, che in assenza di sorveglianza potrebbe trasformarsi in un pericolo concreto, è che arrivino gli sciacalli. Aggiungendo la beffa al danno già subito. Chi viveva nel palazzo crollato e in quelli vicini, valutati inagibili anch’essi, nel frattempo ha fatto da solo.
Nessuno usufruirà delle stanze d’albergo che il Comune di Catania si era detto disponibile a pagare. «Hanno tutti trovato altre sistemazioni», dicono da Palazzo degli elefanti. «A noi nessuno ha chiesto niente, forse loro lo hanno dato per scontato – puntualizza uno degli studenti universitari che viveva nell’edificio – Abbiamo trovato un’altra sistemazione, è vero, ma l’abbiamo accettata solo perché non ci sono state date altre ipotesi e, in strada, nessuno ci ha detto cosa fare». È stato permesso loro, come agli altri, di rientrare nell’appartamento per prendere gli effetti personali. Davanti al portone c’è una sfilata di cittadini e cittadine con sacchi neri dell’immondizia pieni delle poche cose che hanno potuto portare via.
Domani mattina, gli sfollati che risiedevano in via Castromarino saranno ricevuti dall’ufficio Casa dell’assessorato ai Servizi sociali. A loro sarà prospettata, probabilmente, l’ipotesi di percepire un assegno da 250 euro al mese per andare a vivere in affitto da un’altra parte. Finché non potranno tornare, se sarà possibile, nelle loro case. Restano fuori da questa soluzione gli studenti fuori sede. «Pagavano già un canone mensile, dovranno trovarsene un altro…», dice Giuseppe Ferraro, capo di gabinetto del sindaco. Loro a pensarci da soli, però, non ci stanno. Sperano in un intervento dell’università di Catania, ma l’ateneo non ha residenze studentesche proprie e si affida, dunque, all’Ersu.
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