Fare lavorare le farmacie a battenti chiusi. Questa la richiesta lanciata, all’unisono, da Federfarma e dall’Ordine dei Farmacisti che, con una lettera indirizzata alla Prefetta di Palermo Antonella De Miro e al ministro della Salute Roberto Speranza, denunciano tutte le criticità che gli esercizi in funzione devono fronteggiare tutti i giorni, malgrado le restrizioni e le misure volute dal governo nazionale. «Gli operatori non sono stati riforniti delle mascherine e in alcuni casi, specie negli esercizi più piccoli, non si riesce nemmeno a rimanere a un metro di distanza dal paziente o tra quelli in coda. Alcuni si sono attrezzati con misure nostre, usando per esempio lastre di flex – spiega a MeridioNews Roberto Tobia, presidente di Federfarma Palermo -. Abbiamo chiesto alla protezione civile di fornirci dispositivi personali di sicurezza».
Dalle mascherine ai guanti, ormai introvabili anche nelle farmacie stesse, nel giro di pochi giorni sono infatti diventati degli oggetti introvabili. Salvo, poi, casi tanto eccezionali quanto inverosimili di mascherine messe in vendita a 10 euro da alcuni privati addirittura nei distributori di merendine di alcuni ospedali, a due passi da dove lavorano medici e operatori anche loro carenti dei materiali d’uso anti contagio. «Si deve dare la possibilità non vincolante alle farmacie di poter lavorare a battenti chiusi – ribadisce Tobia -. Come Federfarma ci siamo attivati, oltre che con gli appelli, per cercare con la cittadinanza attiva una soluzione a questo problema e fornire un ausilio ai farmacisti che li protegga dal contrarre il virus, perché nel momento in cui a contrarre il virus dovesse essere un farmacista si fermerebbe la farmacia, verrebbe meno un asse fondamentale in questo momento, non si potrebbe più dispensare farmaci, si fermerebbe tutto e sarebbe veramente una catastrofe».
Anche perché in questo momento il flusso di gente che si reca nelle farmacie è rimasto mediamente costante. «C’è molto traffico di gente che cerca le mascherine e il gel – spiega ancora Tobia -. Come Federfarma ci siamo impegnati anche a produrlo noi nei nostri laboratori il gel, lo facciamo ma quando però abbiamo a disposizione il principio attivo, perché con l’enorme richiesta non è possibile neanche reperirli sul mercato». Fondamentale è, ovviamente, che il servizio farmaceutico venga garantito e che gli operatori, che «stanno operando eroicamente 24 ore su 24», siano messi nelle condizioni di poter lavorare in sicurezza, per se stessi e per i pazienti che devono assistere quotidianamente. Per questo la richiesta di adottare un provvedimento di massima urgenza. «Sono in stretto raccordo con la Protezione civile nazionale per fare arrivare il prima possibile una fornitura di mascherine, ma è necessario intanto evitare il più possibile ogni rischio di contagio ad una categoria fortemente provata e che non avrebbe possibilità di garantire il servizio in caso di quarantene».
Ma l’appello di Federfarma e Ordine dei Farmacisti di Palermo non riguarda solamente il rischio di contagio del Coronavirus. Nella loro denuncia, a emergere è anche un altro aspetto che, in mezzo a questa crisi, è scivolato forse in secondo piano. Il rischio di subire delle rapine, a causa delle strade più vuote e che diventano totalmente deserte dalle 18 in poi. «Il crimine non “resta a casa”, non va a riposo forzato, non sta in isolamento ma continua ad agire – spiega il presidente Tobia -. Le uniche attività aperte sono le farmacie, e poche altre, la soluzione ancora una volta potrebbe essere la possibilità di lavorare appunto a battenti chiusi per evitare il verificarsi di situazione sconvenienti. Siamo sempre una delle attività più bersagliate, ma abbiamo dalla nostra l’impegno costante e preciso delle forze dell’ordine nel tutelare le attività e i farmacisti».
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