Subito un rinvio al 27 gennaio per il processo in cui sono imputati i cantanti neomelodici Vincenzo Pandetta e Filippo Zuccaro, in arte rispettivamente Niko Pandetta e Andrea Zeta. I due sono accusati di minacce e diffamazione dalla procura di Catania, con il fascicolo affidato al magistrato Rocco Liguori. Dopo la pubblicazione a gennaio 2018 di un reportage video di MeridioNews sulla musica neomelodica – intitolato Catania canta come Napoli. Viaggio nel cuore della musica neomelodica – Pandetta e Zuccaro offendevano tramite messaggi Facebook, dirette social e registrazioni audio la giornalista Luisa Santangelo, autrice dell’approfondimento, e la direttora di questa testata giornalistica Claudia Campese. Il processo nasce dalla denuncia di entrambe.
Insultate con frasi come «carogne, pezzenti, coglioni». «Avete infangato il nome – riporta il decreto di citazione a giudizio – senza chiedere il permesso. Siete un pugno di merde». A non essere digeriti dai cantanti i riferimenti del reportage ad alcune parentele. Quella di Pandetta con lo zio, il capomafia ergastolano Salvatore Cappello, e quella di Andrea Zeta con il padre Maurizio Zuccaro, quest’ultimo condannato per mafia e uomo di punta della famiglia di Cosa nostra dei Santapaola-Ercolano. Qualche mese dopo, a marzo 2019, il cantante è rimasto coinvolto in un blitz che prende il suo nome. Per gli investigatori, avrebbe gestito gli affari della famiglia Santapaola, assieme al fratello Rosario, sotto le direttive del padre.
L’udienza di oggi, durata un manciata di minuti e con i due neomelodici che non erano presenti nell’aula 3 del tribunale, è stata rinviata per alcune dinamiche processuali. A difendere Vincenzo Pandetta sono gli avvocati Massimo Ferrante e Maria Chiaramonte. Zuccaro, invece, è rappresentato dall’avvocato Salvo Centorbi. Goffredo D’Antona e Maria Rita D’Amico assistono rispettivamente Claudia Campese e Luisa Santangelo.
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