Rimpasto del Governo: trattativa difficile con Crocetta, Lumia e Confindustria Sicilia che pretendono di tenersi tutto

IL PRESIDENTE DELLA REGIONE E I SUOI ALLEATI HANNO PIU’ ASSESSORI CHE DEPUTATI ALL’ARS. E MISTIFICANO LA REALTA’ ACCUSANDO GLI ALTRI DI VOLERE POLTRONE…

Qualche giorno fa, quando è “improvvisamente scoppiata la pace” tra il PD siciliano e il presidente della Regione, Rosario Crocetta, il nostro giornale si è occupato solo marginalmente del ‘caso’. Non abbiamo dedicato articoli di ‘apertura’ alla vicenda, nonostante alcuni nostri fedele lettori abbiano chiesto perché stavamo trattando l’argomento in modo così ‘veloce’.

Le risposte ai dubbi dei nostri lettori le ha date lo stesso governatore Crocetta, che ha iniziato a frapporre paletti e ostacoli ad ogni ipotesi rimpasto della Giunta regionale. Oggi accontentiamo i nostri tanti lettori e raccontiamo perché, solo adesso, interveniamo su questa storia con un articolo di approfondimento.

Tanto per cominciare, a nostro modesto avviso, tra il PD e il presidente Crocetta non è mai “scoppiata la pace. Per un motivo semplice: perché una pace presuppone una guerra: e la guerra tra il PD e l’attuale Governo della Regione non c’è mai stata.

Qualche volta, soprattutto nell’ultima settimana, saranno pure volate parole grosse. Ma in politica la ‘guerra’ è una cosa ben diversa. Se ci fosse stata una ‘guerra’ tra PD e Crocetta lo scenario politico – e soprattutto sociale – della Sicilia sarebbe oggi ben diverso.

A questa considerazione se ne aggiunge un’altra. Noi, avendo imparato a conoscerlo, non crediamo ad una sola parola pronunciata dall’attuale presidente della Regione. Per gli attuali governanti della Sicilia le parole non hanno alcun valore. Le pronunciano a seconda della convenienza. Per smentirle, con i fatti, qualche giorno dopo.

Anche questa volta i fatti ci stanno dando ragione. Perché, adesso, dopo aver aperto al rimpasto della Giunta regionale, il presidente Crocetta inizia a porre condizioni impossibili. Con un obiettivo preciso: rendere difficile la sostituzione degli assessori, scaricando la responsabilità dell’eventuale fallimento della trattativa politica sul PD.

Un solo esempio per tutti. Che significa dire: chi fa l’assessore si deve dimettere da deputato dell’Ars. Questo principio, semmai, dovrebbe essere stabilito da una legge, non dal presidente della Regione (che, a rigor di logica, dovrebbe dimettersi da deputato regionale…). Queste è solo una trovata per complicare la trattativa.

Noi, fin dalla prima, timida apertura di Crocetta, abbiamo subito immaginato – e non ci stiamo sbagliando – che questa era una delle solite sceneggiate dei ‘pupari’ di questo Governo.

La verità è che questa trattativa sul rimpasto della Giunta parte da una condizione sbagliata. O meglio, da una composizione sbagliata del Governo. In oltre sessant’anni di storia dell’Autonomia, infatti, non si è mai vista una forza politica con sei deputati all’Ars che esprime, contemporaneamente, il presidente della Regione e sette assessorati. Una totale follia.

Invitiamo i lettori a scorrere la lista degli attuale assessori. Nelli Scilabra, assessore alla Formazione professionale, fa capo al senatore Lumia, ‘socio di maggioranza’ dell’attuale Governo regionale. Michela Stancheris, assessore al Turismo, è una scelta di Crocetta (era la sua segretaria). Linda Vancheri, assessore alle Attività produttive, fa capo al secondo ‘socio di maggioranza’ dell’attuale esecutivo, Confindustria Sicilia. Nicolò Marino, assessore all’Energia, è una scelta del presidente Crocetta. Idem Lucia Borsellino e Maria Rita Sgarlata. Per non parlare di Luca Bianchi, assessore all’Economia, che il governatore definisce “inamovibile”.

Dunque, siamo davanti a una formazione politica che ha più assessori che deputati a Sala d’Ercole. Tutto questo è il frutto di almeno tre anomalie.

Prima anomalia: l’elezione di Crocetta, diventato presidente della Regione con l’11-12 per cento dell’elettorato siciliano, grazie a una legge elettorale sbagliata.

Seconda anomalia: la debolezza strutturale del sistema dei Partiti politici (non è certo un caso se Crocetta, Lumia e Confindustria Sicilia stiano cercando in tutti i modi di indebolire il PD).

Terza anomalia: la presenza di soggetti che, pur non avendo alle spalle consenso elettorale, di fatto controllano l’attuale Governo, con riferimento al senatore Lumia e a Confindustria Sicilia.

Partendo da questa condizione ogni trattativa per la composizione della nuova Giunta diventa difficile. Di fatto, Crocetta, Lumia e Confindustria Sicilia occupano i posti-chiave dell’amministrazione regionale. E non vogliono mollare nulla.

Crocetta, Lumia e Confindustria Sicilia pensano di avere tra le mani il coltello dalla parte del manico. Sono convinti – ed è difficile dargli torto – che Crocetta sia in una botte di ferro, perché all’Ars, dopo meno di un anno di legislatura, nessuno manderà a casa il Governo. Perché nessuno, a Sala d’Ercole, vuole perdere lo scranno di deputato regionale. Perché per mandare a casa Crocetta, con l’attuale legge, debbono andare a casa anche i parlamentari di Sala d’Ercole.

In queste condizioni è difficilissimo trattare. Questa non è politica: è una moderna forma di tirannide. Creata da legislatori poco accorti.

La trattativa, a differenza di quanto pensava qualcuno qualche giorno fa, sarà lunga e complessa. Crocetta, Lumia e Confindustria Sicilia non hanno alcun motivo per ‘accelerare’. La loro strategia è semplice: fare esplodere le contraddizioni nelle file avversarie.

Perché ormai è chiaro che Crocetta e Lumia non fanno più parte del PD, anche se lunedì prossimo si presenteranno alla direzione regionale di questo Partito per la solita recita.

Hanno già dimostrato di non fare parte del PD. Lo hanno dimostrato alle ultime elezioni comunali. Quando hanno fatto perdere al PD Sindaci e consiglieri comunali. Ma tra due giorni si presenteranno alla direzione di questo Partito per continuare a minarne le basi dal di dentro.

Crocetta e Lumia sanno che nel PD siciliano ci sono almeno quattro ‘anime’. Il ‘correntone’ del quale è coordinatore Franco Piro. Il gruppo di Antonello Cracolici. Il gruppo del segretario regionale Giuseppe Lupo. E i renziani. A questi si aggiungono l’Udc e altri due gruppi politici.

In una normale trattativa politica per la composizione del Governo della Regione, visti i numeri, Crocetta, Lumia e Confindustria Sicilia non dovrebbero avere più di tre caselle. Invece ne hanno sette, quattro in più. Otto con il presidente. Se li tengono ben strette e, con le solite mistificazioni – ovviamente con l’appoggio di chi non conosce o fa finta di non conoscere le regole della democrazia politica – accusano gli altri di pretendere poltrone. Quando invece sono loro che si sono impadroniti di caselle non giustificate dal consenso che hanno all’Ars (e dal consenso, molto scarso, sancito dai risultati delle elezioni politiche al Senato e dalle recenti elezioni comunali).

In democrazia ci sono delle regole. Fondate sul consenso popolare. Alterarle, anche nel nome di una presunta ‘alterità’ legalitaria o antimafiosa, è poco serio.

Del resto, cosa c’è di serio in questo Governo regionale? Montante, Lo Bello, Catanzaro, Crocetta e Lumia parlano di antimafia e di legalità e poi fanno il bello e il cattivo tempo con i rifiuti, con l’acqua, nelle nomine (incredibile quello che sta succedendo all’Irsap!), nella sanità e via continuando.

In quest’atmosfera di mistificazione della realtà e della verità la trattativa sarà lunga: lunga e difficile.

 

 

Redazione

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