Giuseppe Salvatore Riina, figlio del capomafia all’ergastolo, è rientrato a Corleone, lo scorso 29 dicembre per fare da padrino al battesimo della figlia della sorella, dopo avere ottenuto il permesso del giudice. Riina jr, scrivono alcuni quotidiani, scarcerato sei anni fa dopo essere stato condannato per mafia e ora col divieto di tornare a nel centro del Palermitano, si è presentato alla chiesa madre con il certificato di idoneità rilasciato da un parroco di Padova, così don Vincenzo Spizzitola, prete di Corleone, gli ha aperto le porte per la cerimonia.
Una scelta che viene contestata da monsignor Michele Pennisi, vescovo di Monreale cui appartiene la comunità ecclesiale di Corleone, tra i prelati più impegnati sui temi della lotta alla mafia. «Né io, né gli uffici della Curia eravamo informati – dice il vescovo – Consentire al figlio di Riina di fare il padrino di battesimo è una scelta censurabile e quanto meno inopportuna, che io non approvo». Monsignor Pennisi ricorda che il padrino «deve essere il garante della fede, deve dare testimonianza con le sue azioni: e non mi risulta che il giovane abbia mai espresso parole di ravvedimento per la sua condotta». Il vescovo al rientro dalla Tanzania farà una visita pastorale a Corleone: «C’è bisogno di parole chiare sulla mafia, certi episodi non sono più tollerabili».
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