«Il Comune non di Palermo da tre mesi non mi comunica i dati sulla raccolta differenziata» dice il primo. «Percentuali di differenziata non ne voglio dare» afferma il secondo. «Siamo quasi al 21 per cento» chiarisce il terzo. Tra il dirigente regionale Salvo Cocina, l’amministratore unico di Rap Giuseppe Norata e l’assessore all’Ambiente Giusto Catania i rapporti non sono certo idilliaci. E il tema della raccolta differenziata, nell’ambito più generale della gestione dei rifiuti, è in ogni caso un argomento spinoso. Specie per il capoluogo siciliano, che vanta da una parte bassi risultati nella raccolta e dall’altra una discarica, quella di Bellolampo, in perenne emergenza. Così la tavola rotonda organizzata questa mattina all’istituto Gramsci dalla rete Zero Waste Sicilia avrebbe potuto facilmente in terreno di scontro. Ha prevalso, invece, la volontà di dialogo. Anche se non sono mancate le frecciate.
Il via lo ha dato Salvo Cocina, dirigente regionale del Dipartimento Acque e Rifiuti. Che ha spiegato di «non avere le mani legate visto che non sono legato alla politica» e ha punzecchiato la giunta Orlando, con la quale non sono mancati gli scontri (anche aspri) in passato, rivolgendosi direttamente all’assessore Giusto Catania. «Apprezziamo la buona volontà – afferma Cocina – ma siete sulla cattiva strada. Se il Comune non capisce che si deve puntare sulla differenziata porta a porta non se ne esce. Lo so che un’operazione del genere costa soldi, e forse non paga a livello politico, ma non c’è altra soluzione. Perché le altre proposte venute fuori non puntano al cuore del problema. Anche sulla discarica di Bellolampo ci vorrà comunque un anno prima che la settima vasca sia attiva».
All’incontro Catania è giunto in ritardo, di ritorno dall’inaugurazione a Borgo Vecchio del secondo centro comunale di raccolta. «Noi vogliamo continuare a investire sulla differenziata, coi centri comunali e il porta a porta. Prima che arrivasse Norata alla Rap di ccr ne avevamo zero, e da oggi sono due. È vero che i dati delle grandi città abbassano le medie della differenziata, ma quelli di Catania e Messina sono peggiori dei nostri – dice l’assessore – Qui siamo passati dall’8 al 21 per cento nel giro di tre anni, lo sforzo è evidente. Stiamo tentando di capire gli elementi di criticità, per farci carico delle difficoltà. Anche noi abbiamo l’obiettivo di arrivare al 65 per cento della differenziata. C’è un problema di cambiamento culturale? Forse, ma allo stesso tempo deve essere l’amministrazione pubblica a farsi carico dell’aspetto educativo. Come è avvenuto per la questione della mobilità. Il piano di pulizia straordinario della città sarà comunque ripetuto più volte. Oggi per pulire per intero un quartiere e poi tornarci ci vogliono due mesi di tempo, perché la quantità di rifiuti prodotta è enorme, più di qualsiasi città d’Italia e d’Europa. Il ciclo di pulizia di un quartiere si può ridurre e arrivare fino a dieci giorni».
Da parte propria Norata ha ricordato di occuparsi di rifiuti da 15 anni, esclusivamente nel sistema pubblico. «È giusto che gli impianti di trattamento finale rimangano pubblici – aggiunge – fosse anche per una semplice ragione, ovvero la tutela dell’ambiente che viene anche prima della questione economica. Sono in Rap da otto mesi, la situazione a Palermo è sotto gli occhi di tutti, cioè parecchio complicata perché negli anni non è avvenuto il cambiamento culturale nei palermitani. Spesso e volentieri perdiamo di vista il senso del bene comune. Oggi Rap ha fatto un patto con la città, per ridare ai palermitani onesti e civili una città degna di essere vissuta. La consegniamo ai cittadini, affinché diventino essi stessi sentinelle della pulizia. Di certo Palermo ha una sovrapproduzione di rifiuti pro capite. Bellolampo deve diventare un polo impiantistico, ma per diventarlo dobbiamo sederci attorno a un tavolo in maniera laica. Il prossimo step è il trattamento anaerobico dei rifiuti per produrre il biometano che poi possa far muovere i mezzi pubblici».
Spazio, infine, anche all’opposizione dei 5stelle (a livello comunale e regionale, perché a livello nazionale sono al governo». «Entro il marzo del 2019 il Comune doveva risolvere tutti i passaggi della differenziata – ricorda il consigliere comunale Tony Randazzo – Il problema di Palermo è diverso dalla Regione. La città ha una piattaforma impiantistica, cosa che altre città non hanno, e ciò può agevolare. A Palermo la direttiva europea chi inquina paga non viene rispettata. Non vengono ad esempio sanzionati i conferimenti scorretti. La Rap a breve dovrà procedere alla chiusura della sesta vasca, l’accantonamento dei rifiuti non può bastare, e coi problemi economici della municipalizzata che conosciamo tutti non sappiamo quanto sarà possibile. Non si può andare avanti solo coi commissariamenti. I cittadini palermitani non pagano il conferimento alla discarica. Bisogna dare invece evidenza di quella che è la tariffa alla discarica».
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