Rifiuti, torna l’ombra degli inceneritori in Sicilia Una modifica elimina vincolo della valorizzazione

L’ombra degli inceneritori ritorna tra le righe della legge di riordino del sistema dei rifiuti in Sicilia. Continua, infatti, in commissione Ambiente all’Ars l’esame del ddl targato Rosario Crocetta e Vania Contrafatto, in attesa di essere esitato e approdare a sala d’Ercole. Ma il testo che arriverà in Aula prevederà per la fase conclusiva del ciclo del rifiuto (dunque dopo la differenziata e gli impianti di compostaggio e smistamento dei materiali riutilizzabili) dei generici «impianti di smaltimento». 

Così ha deciso ieri la commissione, dopo un lungo dibattito su un emendamento presentato dai deputati del Movimento 5 stelle. Alla fine è stato approvato un sub-emendamento frutto della sintesi tra le diverse posizioni, che abolisce le parole «impianti di recupero di energia», in favore di un più generico «impianti di smaltimento». Cosa cambia? I cosiddetti inceneritori sono impianti di smaltimento di rifiuti attraverso la combustione, che non producono energia elettrica (tecnicamente, non valorizzano il rifiuto). Al contrario i termovalorizzatori, gli impianti di biogas, le nuove tecnologie ad acqua supercritica, smaltiscono il rifiuto producendo nuova energia (il cosiddetto processo di valorizzazione). Secondo la tesi del governo, insomma, la definizione di «impianti di recupero di energia» nella riforma dei rifiuti, avrebbe escluso gli inceneritori. Secondo le opposizioni, invece, la nuova definizione rimanderebbe a una successiva legge, da trattare in un secondo momento, quando il nuovo sistema di gestione avrà finito il rodaggio.

Non a caso è secca la critica di Vania Contrafatto, secondo la quale «si era scelto di parlare di impianti di recupero di energia a garanzia dell’esclusione degli inceneritori. Questo genere di impianti – ha sottolineato l’esponente della giunta regionale – brucia energia e non produce nulla, se non inquinamento ambientale. Prevedere gli impianti di recupero o di valorizzazione avrebbe assicurato un sistema che, comunque, produce più di energia quanto non consumi. Insomma, per quanto ci riguarda, in automatico stavamo negando l’incenerimento dei rifiuti». Dello stesso avviso la presidente della commissione Ambiente, Mariella Maggio. «Con gli impianti di recupero di energia avremmo detto addio una volta e per tutte a qualunque forma di incenerimento non finalizzata alla valorizzazione».

Non è dello stesso avviso il capogruppo della Lista Musumeci, Santi Formica, tra i protagonisti dell’acceso dibattito. «Bisognerebbe prima capire a quale valorizzazione si riferiscano – ha sottolineato Formica -. Se è vero, infatti, che si arriverà a livelli alti di differenziata, con gli impianti che funzionano e una giusta suddivisione tra plastica, vetro, alluminio, umido, legno, carta e cartone, pile usate, farmaci e altro, resterà ben poco da valorizzare. La vera domanda – ha continuato il deputato – è un’altra: quando mai si è partiti dalla fine? Se ci fossero stati gli impianti di trattamento del rifiuto differenziato, che si sarebbero dovuti costruire anni fa, il volume di indifferenziata si sarebbe ridotto almeno del 60 per cento. Per caso – ha concluso Formica – questi impianti non sono stati fatti così da favorire le discariche private?».

Insomma, la questione rifiuti è tutt’altro che chiusa e c’è chi già annuncia battaglia in Aula. È il caso di Gianpiero Trizzino (M5s), predecessore di Maggio nella presidenza della Quarta Commissione, secondo il quale, invece, è proprio con la modifica votata in Commissione si chiuderebbe la porta agli inceneritori. «Parlare di recupero energetico non esclude affatto la presenza di inceneritori». Per i pentastellati, quindi, meglio lasciare aperte tutte le possibilità in questa fase e rimandare a una futura norma il compito di mettere i paletti sul trattamento della frazione secca indifferenziata dei rifiuti (l’unica che può finire in un inceneritore, termovalorizzatore, impianto di biogas ecc..). Ma Trizzino non canta vittoria: «Sono convinto che gli inceneritori non si cancellino dalla testa di Crocetta. Apprezziamo il piccolissimo passo in avanti fatto dal governo, che ha accolto la nostra proposta di modifica alla legge, ma la vera battaglia sarà in Aula», ha concluso il deputato.

Miriam Di Peri

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