Lì dove Paolo Arata – e dietro di lui Vito Nicastri – ambiva a realizzare un impianto di biometano che pare nascondesse in parte un inceneritore, ne sorgerà uno per il compostaggio e sarà pubblico. C’è anche Calatafimi-Segesta tra i comuni interessati dalla riunione di giunta regionale che è ha preso il via nel pomeriggio a palazzo d’Orleans. Al vaglio del governo Musumeci la ripartizione di fondi per la realizzazione di impianti di trattamento per i rifiuti, uno dei nodi principali nel percorso di uscita dall’emergenza nell’Isola. A maggior ragione adesso che la raccolta differenziata è cresciuta – gli ultimi dati registrano il superamento del 35 per cento – il tema diventa centrale, se si vuole evitare di continuare a ricorrere alle discariche.
Per l’impianto di Calatafimi-Segesta, al momento fermo al progetto preliminare del 2013, saranno destinati oltre 14 milioni e mezzo, provenienti dal Fondo per lo sviluppo e la coesione. Stessa origine anche per gli altri quattro interventi, per i quali i soggetti competenti a realizzarli, ovvero Comuni o Srr, dopo avere ottenuto la benedizione politica, dovranno iniziare l’iter per ottenere l’autorizzazione integrata ambientale (Aia).
Via libera dunque alla discarica per rifiuti non pericolosi di Sciacca, dove in contrada Saraceno-Salinella verrà realizzato anche un impianto per il trattamento meccanico-biologico, con costi complessivi che superano i 18 milioni. Al centro della riunione anche la realizzazione della settima vasca di Bellolampo: 30,6 milioni di euro necessari a garantire nuovo spazio per i rifiuti indifferenziati raccolto nel Palermitano, nella consapevolezza che il capoluogo, con le altre grandi città siciliane, resta ancora indietro sui livelli di differenziata. Un altro impianto di compostaggio è stato pianificato a Ravanusa. Nel centro dell’Agrigentino arriveranno oltre 19,3 milioni di euro. Infine per Trapani, è stato finanziato il primo lotto per la realizzazione della nuova vasca della discarica. In questo caso i fondi ammontano a 13,2 milioni.
La volontà di puntare sull’impiantistica pubblica è figlia anche del tentativo di cercare di creare alternative ai privati che, da anni in diverse zone dell’isola, operano quasi in regime di monopolio.
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