Le temperature metterebbero in guardia più dalle scalmane che dagli animi scalmanati, ma la notizia della possibile uscita di Alberto Pierobon dal governo regionale qualche turbolenza potrebbe crearla. Come nel peggiore dei san Valentino, le voci di un’imminente fine della liason tra Nello Musumeci e l’assessore venuto dal Veneto, dopo l’esperimento abortito di assegnare la delega ai Rifiuti a Vincenzo Figuccia, è iniziata a circolare già ieri. Prima di pranzo è previsto un confronto tra le parti, con la partecipazione delle famiglie politiche. Certa la presenza dell’Udc con il coordinatore del partito in Sicilia Decio Terrana. «Vediamo come va l’incontro, è ancora tutto da definire», chiosa raggiunto telefonicamente da MeridioNews.
Intanto, pare esserci anche il nome della papabile sostituta: la presidente del Corecom Sicilia Maria Astone. Messinese e professoressa di Diritto privato, sarebbe lei la persona che potrebbe ereditare uno dei rami più delicati dell’amministrazione. Peraltro in una fase in cui il settore attende – a dire il vero già da tempo e con non pochi ritardi – il momento della svolta: dagli ultimi passaggi prima dell’entrata in vigore del Piano rifiuti al ddl di riforma che deve ancora approdare in Aula, passando per i finanziamenti agli impianti pubblici e l’ipotesi di convincere Roma a ospitare in Sicilia il centro nazionale per l’idrogeno. Sullo sfondo, poi, i fondi del recovery fund e l’inchiesta interna sulle autorizzazioni rilasciate negli anni scorsi ai privati.
Nonostante la vicinanza all’Udc, quella di Pierobon è sempre stata vista come figura tecnica. Dunque ci sarebbe da attendersi che le valutazioni a monte della sostituzione fossero collegate all’azione dell’assessore. Tuttavia, da ciò che trapela dalla maggioranza in questa vicenda a tenere banco sarebbero soltanto gli equilibri politici. Non tanto quelli attuali, ma quelli futuri: è bene sempre ricordare che le Regionali distano poco più di un anno e mezzo. La nomina di Astone potrebbe consentire al presidente della Regione di scrollarsi di dosso le critiche – con tanto di ricorso al Tar – per la mancata presenza di una donna in squadra, ma soprattutto andare incontro alle richieste di un territorio, quello Messinese, dove Musumeci e Razza sono meno radicati che altrove. Lo stesso in cui si muove quello che potrebbe essere il primo rivale del governatore in un’eventuale corsa per la riconferma a palazzo d’Orleans: Cateno De Luca.
Ben lontano dall’essere fantapolitica, infatti, la mossa potrebbe agevolare l’ingresso di Luigi Genovese nell’Udc, sette mesi dopo la decisione di trasformare in partito il movimento Ora Sicilia. Per i centristi, si tratterebbe di un acquisto di grido in termini di consensi, considerato che nel 2017 Genovese riuscì a prendere da solo più voti dell’intera lista Udc in provincia di Messina. Tuttavia, ritenere che Mimmo Turano, Eleonora Lo Curto e Giovanni Bulla – ovvero i tre reduci centristi all’Ars, dopo le fuoriuscite di Vincenzo Figuccia (Lega), Margherita La Rocca Ruvolo (Forza Italia) e Danilo Lo Giudice (Misto) – abbiano accolto con entusiasmo l’idea di Musumeci e Razza sarebbe arrivare a facili conclusioni. Discorso diverso, invece, andrebbe fatto per Terrana, tra i cui naturali compiti di coordinatore del partito c’è proprio quello di ampliare le fila.
La sensazione è che ai deputati centristi il nome di Pierobon continua ad andare bene. Sia per l’operato fin qui svolto che per il momento politico. In tale ottica, il ricorso al Tar sulla mancanza di donne viene visto più come un pretesto per giustificare la strategia smaccatamente politica di Musumeci e Razza. Il desiderio, che molto probabilmente verrà comunicato in webcam, sarà quello di proseguire con Pierobon perlomeno per i prossimi mesi, così da non lasciare nulla in sospeso e nel frattempo vedere che decisioni prenderà Genovese. Evitando matrimoni d’interesse. Per quello che ciò può signifcare nella politica siciliana.
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