«Ci chiediamo che fretta ci sia, nell’attesa di regolari elezioni e di un più che necessario avvicendamento al ruolo dirigenziale del dipartimento regionale Acque e Rifiuti». A porsi la domanda sono gli attivisti del comitato No discarica di Motta Sant’Anastasia, dopo avere appreso che la Regione, la scorsa settimana, ha convocato un tavolo per ragionare sulle decisioni da prendere dopo che il Consiglio di giustizia amministrativa ha sospeso l’efficacia della sentenza del Tar che, a giugno, aveva determinato l’annullamento dell’autorizzazione ambientale per la ditta Oikos e la conseguente chiusura della discarica di proprietà. Il Cga, accogliendo la richiesta di sospensiva presentata dall’impresa della famiglia Proto, ha rinviato alla prossima primavera l’esame nel merito del ricorso. Fino ad allora Oikos ha chiesto di potere riprendere le attività di abbancamento dei rifiuti. Ed è per questo che oggi, a mezzogiorno, i vertici del dipartimento regionale si confronteranno con i tecnici di Arpa per capire se accogliere o meno la richiesta della società.
In questa fase, ricorrere agli spazi di contrada Valanghe d’inverno è senz’altro per la Regione un’opportunità considerate le difficoltà di piazzare i rifiuti in uscita dall’impianto di trattamento meccanico-biologico di Sicula Trasporti e il conseguente annuncio da parte della società amministrata dal tribunale di Catania di un imminente aumento delle tariffe rivolte ai Comuni per i conferimenti a Lentini. A opporsi a una riapertura della discarica di Motta sono però i tanti attivisti che in questi anni hanno dato battaglia, rivolgendosi alla giustizia amministrativa che, in primo grado, ha dato loro ragione annullando l’Aia che nel 2019 la Regione aveva rinnovato a Oikos. Per gli attivisti, oltre a non esserci sufficienti garanzie per la salute degli abitanti dei comuni di Misterbianco e Motta Sant’Anastasia, la discarica di Valanghe d’inverno sarebbe stata realizzata sfruttando anche aree agricole mai autorizzate dalla Regione all’epoca della prima valutazione ambientale, a fine anni Duemila.
A queste rimostranze, nelle ultime settimane se ne è aggiunta anche un’altra. «Un tavolo tecnico dovrebbe essere convocato solo da chi può esercitare i poteri di gestione e amministrazione nella pienezza dell’incarico e non da chi dovrebbe ricoprire solo funzioni di studio e ricerca», si legge in una nota del comitato diramata questa mattina. Il riferimento è al recente parere espresso dall’Anac su richiesta del responsabile anticorruzione della Regione, in merito alla posizione del dirigente generale del dipartimento Rifiuti Calogero Foti. All’origine della richiesta c’è la condanna in primo grado per omissione di atti d’ufficio, comminata in primavera a Foti nell’ambito del processo riguardante il cedimento del viadotto Himera, sull’autostrada A19. Il processo è destinato a concludersi con la prescrizione, ma per l’autorità nazionale anticorruzione la condanna in primo grado è sufficiente per affermare l’inconferibilità dell’incarico da dirigente generale. Un nodo che la Regione è chiamato a sciogliere ma che, complice anche l’intensa campagna elettorale in corso, ancora non è stato affrontato. La nota con cui è stato convocato il tavolo tecnico odierno riporta le firme del funzionario direttivo Francesco Arini e, appunto, dello stesso Foti.
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