Rifiuti, emergenza a Catania e provincia Cisl: «Chiediamo l’intervento della Regione»

Lavoratori senza stipendio da mesi, rifiuti per le strade e utenti tartassati da tariffe sempre più esose senza però ricevere un giusto servizio. La gestione dei rifiuti sul territorio di Catania a provincia è al collasso e rischia di diventare emergenza pubblica, ma anche economica, sociale e, con l’arrivo dell’estate, sanitaria. La causa, secondo la Cisl e la Fit-Cisl etnea è da individuare nel «fallimento del sistema degli Ato, che si è dimostrato farraginoso, non funziona e deve essere immediatamente riformato». I Comuni, che hanno le casse vuote, non versano i canoni mensili per il costo della raccolta alle cinque società d’ambito a cui è affidata la gestione del servizio nel Catanese (Joniambiente, Aciambiente, Simeto Ambiente, Catania Ambiente e Kalat Ambiente), che per questo – come riporta il sindacato in un documento diffuso alla stampa – sono indebitate per circa 134 milioni di euro con le aziende esecutrici della raccolta. Con ripercussioni sui dipendenti, sui cittadini e su tutto il territorio, che sempre più spesso si ritrova invaso dalla spazzatura.

Per denunciare quella che definiscono una «condizione ormai insostenibile», i due sindacati hanno presentato ieri mattina una dossier sull’emergenza rifiuti nella provincia di Catania, con i dati relativi alla situzione – ecomonico-finanziara tutt’altro che rosea – in cui versano i cinque Ato del territorio etneo. Che, indebitati per milioni di euro, non sono più in grado di sostenere il servizio. Punta dell’iceberg, afferma Maurizio Attanasio segretario territoriale Cisl Catania, «la Jonicambiente e la Kalat Ambiente». Entrambi Ato che hanno affidato la gestione dei rifiuti alla ditta Aimeri, che «è al collasso», denunciano. «Nella fascia ionica i dipendenti non ricevono lo stipendio da tre mesi e nel calatino addirittura da sei», sottolinea. Un disagio che scaturisce in scioperi e proteste eclatanti, come qualla di stamattina a Giarre in cui sette operai si sono arrampicati sul ponteggio che circonda il Duomo e per tutto il giorno hanno bloccato il traffico nel centro della cittadina. Interruzioni che rientrano solo perché «i dipendenti sono costretti dai sindaci, dopo minacce addirittura di licenziamenti, a riprendere a lavorare e proseguire la raccolta dei rifiuti», afferma il segretario.

L’anello più debole della catena, quindi, sono i lavoratori, «circa 2500 stimanti solo nei consorzi, ma il numero cresce se si contano quelli impiegati nell’intero indotto», puntualizza Attanasio. E che, insieme alle loro famiglie, si trovano «in gravi difficoltà economiche», spiega Mauro Torrisi, segretario generale Fit Cisl Catania. «Le aziende non solo non possono più pagare gli stipendi, ma non versano neppure il conto terzi alle finanziarie, quindi gli operai non ricevono le mensilità e c’è il rischio che si trovino addirittura l’ufficiale giudiziario a casa», lamenta Torrisi. Senza contare che spesso non ci sono neppure le condizioni per poter lavorare. «Alcuni mezzi – racconta il segretario – restano fermi perché le ditte non hanno neppure i soldi per la benzina o per la manutenzione ordinaria e se si guastano non possono essere riparati». Preoccupanti, secondo il sindacato, anche le condizioni di sicurezza sul lavoro. «I mezzi sono poco sicuri perché non ci sono i fondi per la manutenzione – afferma Torrisi – e in alcuni cantieri manca anche l’attrezzatura di base come i guanti».

«Dal 2003 il costo della Tarsu per la spazzatura per i cittadini è aumentato del 150 per cento – precisa Attanasio – ma non è garantito un servizio di raccolta dei rifiuti idoneo». Aumenti che hanno sicuramente incoraggiato l’alto tasso di evasione, che ha contribuito ad agevolare la crisi, acuendo il problema di debiti degli Ato e dei deficit dei Comuni, che «non pagano il costo del servizio della raccolta differenziata», spiega Attanasio. Un debito «dei Comuni verso Ato e degli Ato verso aziende affidatarie del servizio”, afferma il segretario Cisl. Somme che “in passato sono state coperte dagli Ato, che anticipavano i canoni alle ditte, ma adesso sono più in grado di farlo», precisa Attanasio. Portando la situzione attuale sull’orlo dell’emergenza, alla cui causa, secondo il sindacato, hanno contribuito i sindaci. «Bisogna convincerli a versare i canoni, perché devono entrare nell’ottica di idee che non sono la controparte degli Ato ma i soci e quello della raccolta è un servizio che devono pagare», sottolinea Attanasio.

Per questo, i sindacati chiedono aiuto Regione, «che, nonostante vari incotri in Prefettura a Catania, è latitante», accusano. Per trovare una soluzione che agisca alla radice del problema, chiedendo garanzie per i lavoratori senza stipendio e per i cittadini, «che hanno il diritto ad avere una raccolta rifiuti efficente». «Chiediamo l’ntervento immediato, urgente e straordinario della regione – afferma Rosaria Rotolo, segretaria generale della Cisl etnea – e al presidente Rosario Crocetta di mettere in campo una vera rivoluzione del sistema rifiuti in provincia di Catania e in tutta la Sicilia, avviando una riforma che non lasci il coordinamento della azioni straordinarie solo sulle spalle delle Prefetture, che ogni due giorni si trovano a dover intervenire per risolvere situazioni critiche». Avanzando anche una serie di soluzioni: «abbattere il costo della raccolta portando meno rifiuti in discarica, agevolando il porta a porta e mettendo in atto una differenziata seria, con criteri stabiliti sulla popolazione e sul numero di operatori», spiega Attanasio. Con maggiore tutela anche dal punto di vista dell’occupazione, che «non si deve basare su logiche clientelari», afferma. Per incrementare una corretta differenziata, che oggi nel Catanese è «vergognosa rispetto agli standard europei», lamenta Rotolo.

«Non ci spieghiamo perché finore non c’è stata l’intenzione di prendere provvedimenti seri», accusa Attanasio. «C’è bisogno urgente di una legge che venga applicata e che si faccia rispettare con l’intervento costante della Regione». In riferimento anche all’applicazione della legge 9 del 2010, «che l’anno scorso ha messo in liquidazione tutti gli Ato e li ha sostituiti, da settembre, con il nuovo sistema di gestione dei Srr (Società per la regolamentazione del servizio di gestione rifiuti), ma abbiamo la preoccupazione che questa soluzione possa essere un sistema uguale a quello precedente, a cui è stata cambiata solo definizione e che non risolve realmente il problema». Per uscire dalla crisi, conclude Rotolo, «c’è bisogno di idee nuove, ma soprattutto della collaborazione e della sinergia tra tutti i settori interessati».

Perla Maria Gubernale

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