Tre strutture dove conferire i rifiuti elettronici pericolosi (i Raee) ogni 100mila abitanti. La Sicilia è ultima in Italia (insieme al Lazio) per infrastrutture in grado di ricevere apparecchi elettrici ed elettronici, a cominciare dai grandi elettrodomestici che nell’Isola finiscono ancora troppo spesso in discariche abusive o ai bordi delle strade. L’Isola sta crescendo nella capacità di riciclo di questi materiali, ma non basta ancora per lasciare il fondo della classifica nazionale. A dare il quadro aggiornato al 2018 è il rapporto annuale Centro coordinamento Raee.
«Il percorso virtuoso intrapreso dalla Sicilia negli ultimi anni per accrescere i quantitativi di Raee – si legge nel documento – prosegue anche nel 2018, anno in cui sono state avviate a corretto smaltimento 14.540 tonnellate di Raee, in crescita di quasi il 4% rispetto al 2017. Cresce anche la raccolta pro capite pari a 2,89 kg per abitante (+4,42%), purtroppo il dato risulta ancora il più basso a livello nazionale». La media nazionale è infatti di 4,89 kg per abitante, mentre in Spagna arriva a 5,31 kg per abitante, in Inghilterra a 7,98, in Francia a 10,29 e in Germania a 9,76. Per colmare il gap servono infrastrutture. In tutta l’Isola ci sono solo 142 centri di raccolta, di cui 101 aperti alla distribuzione, e 69 altri centri. Ogni 100mila abitanti sono presenti dunque appena tre strutture, «la media più bassa in tutto il Sud Italia e la peggiore a livello nazionale insieme al Lazio».
Andando nel particolare delle province, Catania è quella con il maggior quantitativo di Raee raccolti: 4.658 tonnellate, seguita da quella di Palermo con oltre 3.100 tonnellate, in crescita di oltre il 5% rispetto al 2017. Terzo posto per Messina che supera le 2.000 tonnellate in forza di un incremento nella raccolta superiore al 3%. Scende invece a 1.422 tonnellate la raccolta in provincia di Trapani, mentre è finalmente in crescita, addirittura di oltre il 62%, la raccolta nella provincia di Siracusa che balza a 940 tonnellate di Raee. Abbondantemente sotto le 1.000 tonnellate il quantitativo raccolto nelle province di Ragusa e di Agrigento, valore che scende addirittura a 385 tonnellate per quelle di Caltanissetta ed Enna. Ma se la prima è in calo di oltre il 20%, la seconda dopo diversi anni registra un’inversione di tendenza con una crescita del 120%.
«Il governo Musumeci – interviene l’assessorato regionale ai Rifiuti – dichiara guerra ai rifiuti elettrici ed elettronici». L’assessore Alberto Pierobon ha predisposto un piano per allungarne la vita favorendo la riparazione e il ricondizionamento, e di conseguenza stimolando occupazione e ricavi. Quando queste apparecchiature non funzionano più e non sono riparabili, diventano rifiuti e sono denominati Raee. A trattarli, sul mercato, oltre alla figura dei distributori di Aee e dei loro trasportatori (ad esempio i centri commerciali che vendono elettrodomestici non solo in negozio ma anche on line avvalendosi di un trasportatore) ci sono gli installatori e i centri di assistenza tecnica. Queste ultime due categorie sono però confusamente normate con zone grigie tra gli Aee e i Raee, col rischio di confusione tra le norme da applicare per apparecchi guasti e riparabili. L’assessorato ha chiesto un parere al ministero dell’Ambiente che ha confermato la possibilità di mettere in moto un circuito virtuoso che agevola chi ritira gli apparecchi, li ripara o ricondiziona e infine li reimmette sul mercato, evitando che diventino rifiuti.
«L’interpretazione che abbiamo ottenuto dal ministero – spiega Pierobon – per la prima volta risponde a un quesito che fa chiarezza agli operatori tutti, anche in termini di potenzialità di iniziativa economica da parte di distributori e altre figure coinvolte come cooperative, installatori e trasportatori». Adesso l’assessorato emanerà delle indicazioni che andranno a regolamentare meglio il settore.
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