Il presidente di Legambiente Sicilia, Mimmo Fontana, è persona simpatica e gentile. Però sconta un limite: non vuole ammettere i propri errori. Sulla gestione dei rifiuti, per esempio, ne ha compiuto uno macroscopico: accettare il Piano rifiuti frutto di un compromesso al ribasso – molto al ribasso – tra Governo nazionale, Governo regionale (quello retto da Raffaele Lombardo, per capirci) e alcune associazioni ambientaliste, con in testa – purtroppo – la stessa Legambiente Sicilia.
Cosa prevede, in particolare, il Piano di gestione dei rifiuti voluto dal Governo Lombardo? Semplice: la combustione dei rifiuti siciliani nei forni delle cementerie siciliane. Una follia belle buona. Ci rendiamo conto che dietro questoperazione di avvelenamento dellambiente ci sono interessi economici:
Ma a noi, degli interessi economici che stanno dietro la combustione dei rifiuti nei forni delle cementerie, non ce ne può fregare di meno.
Vogliamo ricordare a Legambiente Sicilia – e anche alle altre associazioni ambientaliste che hanno optato per il silenzio – che tra il 2002 e il 2008, in Sicilia, è stata combattuta una battaglia per scongiurare la realizzazione di ben quattro termovalorizzatori.
Il no ai quattro impianti di termovalorizzazione (produzione di energia dalla combustione dei rifiuti) si basava su una semplice considerazione: bruciare i rifiuti – soprattutto, come nel caso della Sicilia, se a monte non cè una raccolta differenziata dei rifiuti molto avanzata – avrebbe provocato lemissione, nellaria, di sostanze nocive per la salute umana.
Chi intendeva realizzare i termovalorizzatori ribatteva che i filtri che sarebbero stati posizionati negli impianti di termovalorizzazione avrebbero abbattuto in modo considerevole le sostanze nocive liberate dalla combustione dei rifiuti. I primi a contestare la bontà di questi filtri erano gli ambientalisti. E avevano ragione: perché con tutta la buona volontà, i filtri avrebbero abbattuto solo una parte dei veleni, mentre una percentuale non bassa di altri veleni avrebbe comunque inquinato laria e avvelenato i cittadini.
Chi scrive ha approfondito largomento. E ha scoperto che esiste uno studio dellUniversità di Scienze Forestali di Firenze che ha approfondito le modalità con le quali sarebbe possibile abbattere una percentuale consistente dei veleni immessi nellaria. Il termovalorizzatore dovrebbe essere realizzato in unarea di campagna, al centro di una zona di circa 20 chilometri quadrati. Attorno allimpianto andrebbero piantumate particolari essenze arboree ed erbacee in grado di intercettare una parte dei veleni immessi nellaria. Sei o sette anni fa questo studio era in fase di sperimentazione. Oggi il tema andrebbe ulteriormente approfondito.
Va detto, per completezza dinformazione, che cinque anni fa o giù di lì i termovalorizzatori siciliani sono stati bloccati da un pronunciamento della magistratura europea per questioni legate ai bandi non esattamente regolari. Ma le polemiche erano già roventi perché, per lappunto, si temeva per la qualità dellaria.
Proprio per questo ha destato stupore laccordo, siglato la scorsa primavera, tra Governo Monti e Governo Lombardo con lavallo di Legambiente.
La contraddizione è evidente: se i quattro termovalorizzatori non convincevano nessuno, perché nessuno credeva che i fumi sarebbero stati abbattuti (per un motivo semplice: perché in Sicilia la raccolta differenziata praticamente non esiste, se non in alcuni casi isolati), per quale motivo dovrebbe essere buona e bella la combustione dei rifiuti nei forni delle cementerie?
Insomma: come si fa a non essere daccordo per i temovalorizzatori e, poi, essere invece daccordo per la combustione dei rifiuti nei forni delle cementerie, che – in termini di sicurezza per la salute pubblica – danno meno garanzie dei termovalorizzatori? Avevano forse ragione i fautori dei termovalorizzatori quando dicevano che il no degli ambientalisti celava, in realtà, il fatto che non erano stati coinvolti nell operazione? Noi non ci cediamo, e riteniamo che la battaglia per liberare la Sicilia dai termovalorizzatori sia stata giusta. (a sinistra, Mimmo Fontana, foto tratta da sicilia24h.it)
Detto questo, bisogna avere il coraggio di chiamare le cose con il loro nome. La combustione dei rifiuti dei forni delle cementerei è una follia. E bene ha fatto il nuovo presidente della Regione, Rosario Crocetta, ad affermare che il lombardiano Piano rifiuti va cestinato. Del resto – lamico Fontana non ce ne voglia – ma per Crocetta iniziare lesperienza di Governo avallando una delle tante operazioni sbagliate del Governo Lombardo sarebbe un grave errore.
Ben venga lo smantellamento di questo assurdo Piano dei rifiuti. Alla Sicilia serve discontinuità verso il passato catastrofico che il lombardismo ha lasciato in eredità ai siciliani. Al presidente Crocetta – che a noi comincia a piacere per davvero – il compito di smantellare tutte le scorie di quattro anni devastanti di Governo. A cominciare dalle scelte sbagliate in materia di raccolta e trattamento dei rifiuti.
Quanto a Mimmo Fontana, non ci sono problemi: capita a tutti di sbagliare. Ammetterlo non è la fine del mondo. Anzi, è una manifestazione di intelligenza.
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