Riesumate le salme di Marcucci e Lorenzini «Nessun collegamento diretto con Ustica»

«Abbiamo già avvertito, intorno all’associazione, alcuni tentativi di voler collegare direttamente e strumentalmente l’esito del nostro esposto sulla morte di Marcucci e Lorenzini con la strage di Ustica». Con un secco comunicato l’associazione antimafie Rita Atria smentisce il legame diretto tra l’autorizzazione ad effettuare l’autopsia sulle salme dei piloti Sandro Marcucci e Silvio Lorenzini – morti in un incidente aereo 21 anni fa nei cieli della Toscana – con le indagini sul disastro che ha coinvolto il Dc9 dell’Itavia il 27 giugno del 1980. Marcucci, ex colonnello pilota dell’Aeronautica militare, aveva svolto delle indagini sulla strage avvenuta al largo delle coste dell’isola di Ustica ancora oggi avvolta nel mistero. Lui e l’avvistatore Lorenzini sono caduti il 2 febbraio 1992 mentre si trovavano a bordo di un piper per avvistamento incendi a Campo Cecina, in provincia di Carrara. L’ex colonnello è morto sul colpo, l’uomo che era con lui è deceduto dopo un’agonia lunga 30 giorni.

«Come associazione antimafie Rita Atria nel settembre 2012 abbiamo depositato presso la Procura di Massa un esposto sulla vicenda di Sandro Marcucci e Silvio Lorenzini – ricapitolano i membri nel comunicato – morti nel 1992 in un singolare e strano incidente per il quale la nostra Associazione, sin dalla sua fondazione (1994), aveva sollevato molti dubbi sulla natura di “incidente dovuto ad errore del pilota” (come frettolosamente aveva concluso il magistrato del tempo)». La richiesta è stata accolta e le indagini sono state riaperte con «l’ipotesi di duplice omicidio disponendo una super perizia consistente nell’estumulazione e quindi nell’autopsia sulle salme delle due vittime».

I resti dei due uomini sono stati riesumati una settimana fa, ma dall’associazione ribadiscono il bisogno di agire con cautela: «Al momento, e fino agli esiti delle perizie disposte dal magistrato, sentiamo di dover ribadire che, da parte nostra, non c’è alcun automatismo tra le indagini sulla morte di Sandro Marcucci e Silvio Lorenzini e la strage di Ustica – scrivono nel comunicato – Si tratta di collegamenti che, per ora, riteniamo strumentali alla caccia di improbabili scoop e che avvertiamo finalizzati anche a colpire l’unità di intenti e di comportamenti dei soci della associazione antimafie Rita Atria».

Tra pochi giorni ricorrerà il trentatreesimo anniversario della strage, «già si mobilitano schiere di operatori della informazione avidi di qualche “novità” da sbattere in prima pagina, senza poi aver voglia di seguire gli effetti del colpo giornalistico (fossero anche mortiferi o mortuari). La verità è sempre una e una sola – scandiscono gli appartenenti all’associazione – E non la si può ricostruire giocando a mettere insieme pezzetti di storie, senza continuità di attenzione sulla attendibilità di ogni singolo frammento del difficile puzzle. Non si può cercare la verità senza la capacità di rimettere in discussione eventuali orientamenti preconfezionati da parte di chi si avvicina a queste nuove circostanze senza aver mai prestato attenzione alle denunce pregresse dell’associazione ed alle sue azioni».

Nel comunicato viene anche chiarito il motivo che ha spinto alla richiesta di riapertura delle indagini: «La nostra Associazione è stata concepita a Pisa ed è nata in Sicilia. E’ stata concepita con Sandro Marcucci e con Mario Ciancarella (collega di Marcucci, anche lui autore di indagini su Ustica, ndr). Porta il nome di Rita Atria perché Rita, così come Sandro e Mario ha saputo decidere da che parte stare. Sandro ci aveva chiesto di “dare voce al Silenzio degli innocenti”– spiegano – A chi pensa che per esser titolari di azioni volte al raggiungimento della verità bisogna essere vincolati dal sangue riportiamo ciò che ci ha insegnato Sandro, auspicando che ogni uomo e che ogni donna si possa sentire titolare nel perseguimento della verità e della giustizia». Parole chiare, scritte poco prima di morire dall’ex colonnello: «Finché il sangue dei figli degli altri varrà meno del sangue dei nostri figli, fin quando il dolore degli altri per la morte dei loro figli, varrà meno del nostro dolore per la morte dei nostri figli, ci sarà sempre qualcuno che potrà organizzare stragi in piazze, banche o stazioni, su treni o su aerei, con bombe o missili, con la certezza di rimanere impunito».

Carmen Valisano

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