Ricorrere al Tribunale di giustizia amministrativa per avere riconosciuto il proprio diritto a un rapporto di uno a uno con l’insegnate di sostegno. È quanto accade a molti studenti disabili in Sicilia. Non solo. Anche per i servizi di assistenza ai ragazzi meno fortunati che spetterebbero ai Comuni si sta ancora aspettando nonostante l’anno scolastico sia iniziato già da un mese. Una questione già sollevata da Emanuele Coppola, padre di due gemelline di 5 anni, di Paternò, affette da autismo. E adesso lo segnalano anche il Sindacato di base Usb e l’Associazione italiana persone down Aipd. «Questa è solo la punta dell’iceberg del malessere dell’istruzione – dichiara Melita D’Amico, referente dell’Aipd per l’inclusione scolastica – Esprime il disagio di tutto l’impianto pedagogico e didattico italiano perché siamo di fronte a un diritto calpestato».
Ogni anno vengono destinati meno fondi al settore scolastico e chi ne paga le conseguenze più dirette sono gli studenti che ricevono meno servizi e possibilità di applicare davvero il loro diritto allo studio. Un problema che vale per tutti, ma che diventa quasi insostenibile per chi ha disabilità più o meno invalidanti con cui convivere. «La legge prevede che tra studente disabile e docente di sostegno ci sia un rapporto di uno a uno nei casi più gravi e di uno a due in quelli meno gravi. I criteri di gravità però non vengono mai soddisfatti», sostiene Alessandro Piccolo dell’Usb scuola. «Neanche le continue richieste fatte all’ufficio scolastico provinciale hanno funzionato aggiunge perché da questo ufficio rimandano la responsabilità alla Regione la quale però, come in una cascata, riceve le direttive dal ministero dell’Istruzione».
L’unico modo perché il proprio diritto all’assistenza scolastica venga riconosciuto sembra dunque proprio quello di ricorrere alle vie legali. Non hanno dubbi dal sindacato che ha avviato una campagna informativa tra i dirigenti e i referenti alla disabilità degli istituti scolastici perché informino i genitori su questa opzione. «È importante che le famiglie sappiano che ricorrere al Tar è l’unico modo per ottenere il sostegno necessario, perché nessuno sembra interessato a riconoscere il diritto all’istruzione a chi ha bisogno di un po’ di aiuto in più, se non obbligato da una sentenza. Purtroppo però ognuno deve intervenire singolarmente, non è possibile una class action», afferma Alessandro Piccolo. Si vorrebbe quindi in qualche modo replicare ciò che è successo a Palermo, dove una valanga di ricorsi ha fatto destinare per quest’anno moltissimi posti per insegnanti di sostegno in esecuzione delle numerose sentenze del Tar a favore dei genitori.
Non solo. Oltre alla figura del docente, infatti, alcuni studenti avrebbero anche bisogno di assistenza igienico sanitaria. Servizio che fornisce il Comune e che Catania ha dato tramite alcune cooperative con operatori specializzati. «Il problema è che ad oggi non è stata emanata alcuna delibera comunale e pare che non ci siano i fondi per attivare i servizi. Speriamo non sia vero», dice Melita D’Amico. «In realtà in alcuni casi servirebbero anche gli assistenti all’autonomia e alla comunicazione, ma è una figura abbastanza nuova che manca spesso e non solo a Catania. L’assistente igienico sanitario che di solito abbiamo avuto da ottobre, invece, è davvero fondamentale», conclude.
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