Quaranta milioni di euro non versati all’erario, 70 milioni in fatture per prestazioni inesistenti, 50 milioni di passivo, 10 milioni di Iva non versata. I numeri dell’operazione Tir camaleonte, portata a termine da procura e guardia di finanza, sono già un’indicazione del peso specifico del gruppo Reitano, al centro di quello che gli investigatori considerano un oliato meccanismo di frode allo Stato in funzione dal 2010. Al centro di questa figura ci sarebbero due società sane di trasporto merci per conto terzi, RTN s.r.l. (Milano) e JBC s.r.l.s, contornate da una piccola galassia di imprese che venivano utilizzate in un primo momento per scaricare debiti e aggirare il fisco, e poi avviate verso la bancarotta. I libri contabili, come documentato dalle immagini mostrate in conferenza stampa dalle fiamme gialle, venivano bruciati affinché non venissero trovati. Un sistema che prevedeva inoltre di non pagare i creditori. Alcuni di questi si sono via via allontanati dal presunto gruppo criminale, ma senza mai fare un salto dai magistrati. Una costante.
Le persone colpite dall’ordinanza di custodia cautelari sono nove: la posizione di spicco, secondo gli inquirenti, spetterebbe a Riccardo Reitano (63 anni, irreperibile), a Giovanni Reitano (71 anni) e al figlio di quest’ultimo Antonio Luca Maria Reitano (42 anni). I tre membri della famiglia amministravano, con l’aiuto di prestanomi compiacenti, le due società «funzionanti» e le altre, che venivano poi appesantite sul piano dei debiti. C’è poi il dottore commercialista 40enne Fabio Saccuzzo, custode del libri contabili, capace di schermare il patrimonio del gruppo e incaricato inoltre dell’apertura di alcuni dei conti correnti. Ci sono ancora due dipendenti che però venivano coinvolti nella gestione delle società, ovvero l’ex convivente di Riccardo Reitano Luisa Spampinato, 58 anni, e il libero professionista 42enne Antonio Lo Presti. Chiudono la cordata le presunte teste di legno: i cittadini cubani Alberto David Victoria, di 42 anni, e Jimenez Josè Fonseca Zamora, 71 anni, e infine Maria Correnti, l’unica che non va in carcere in virtù di una certa collaborazione con i magistrati nel corso delle indagini. Per lei c’è l’obbligo di firma e l’interdizione dalle posizioni direttive di persone giuridiche per 12 mesi. Sono tutti considerati membri di una associazione a delinquere finalizzata alla sistematica realizzazione di bancarotte fraudolente e reati tributari.
Ma l’operazione non si limita alla misure cautelari. C’è il sequestro di RTN s.r.l, JBC s.r.l.s. e – per equivalente – di 10 milioni di euro, cifra che corrisponderebbe al profitto derivante dai presunti reati tributari. Intercettazioni, analisi di documenti bancari e testimonianze hanno contribuito a ricostruire la struttura delle società fallite Europa Trans s.r.l. unipersonale, Logistic service s.r.l, Iglootrans s.r.l, Victoria transport s.r.l, Liz trans s.r.l, Courier service s.r.l. e TTC express farmadistribuzione e logistica. Il «gruppo»contava un centinaio di dipendenti e intratteneva rapporti commerciali con «clienti di livello nazionale e internazionale». Tutte le società reitaniane avevano la stessa sede sociale e utilizzavano le medesime strutture operative di Motta Sant’Anastasia, Palermo, Roma, Lodi e Marcellinara (Catanzaro). Gli approfondimenti degli investigatori hanno documentato l’esistenza di rapporti commerciali con il clan stiddaro Dominante-Carbonaro. Ma non viene contestata alcuna aggravante mafiosa.
Il pianeta Reitano aveva già avuto a che fare con piazza Verga nel 2013, quando la procura scoprì, grazie a una denuncia dell’Agenzia delle entrate, che la società Europa Trans, controllata da Riccardo Reitano, aveva omesso il versamento di imposte per un totale di 840mila euro e di contributi previdenziali per oltre un milione di euro. A quell’epoca, sul piano formale, l’impresa era amministrata da uno degli indagati odierni, Josè Fonseca Zamora. «Quell’operazione – ha dichiarato oggi il pm Fabio Regolo in conferenza stampa – rappresentò uno degli anelli che ci hanno avvicinato a realizzare questa indagine, più complessa, più di sistema». Quel processo è giunto oggi alla fase dibattimentale di primo grado. Regolo coordina il gruppo di magistrati che, in via Crispi, si occupa soprattutto di reati di natura economica. Accanto a lui, in conferenza stampa, sono apparsi il procuratore capo Carmelo Zuccaro e i vertici della guardia di finanza. Il comandante Antonio Nicola Quintavalle ha illustrato alla stampa la foto di una gigantesca villa dei Reitano che, in parole povere, occupa un intero isolato di via Duca degli Abruzzi.
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