Libero per appena 24 ore. Così per il pianista di fama internazionale Gianfranco Pappalardo Fiumara, noto per essere stato anche vicesindaco di Riposto, è stata disposta una nuova misura cautelare: quella degli arresti domiciliari. L’uomo è accusato di estorsione, consumata e tentata, ai danni di don Luigi Privitera, parroco della chiesa di San Matteo, nella frazione di Trepunti di Giarre. Il pianista si trovava costretto a non potere lasciare la sua abitazione dallo scorso 6 giugno, quando i carabinieri della stazione di Santa Venerina lo arrestarono in flagranza di reato all’interno della canonica. Passati quasi venti giorni il tribunale del Riesame aveva annullato l’ordinanza, firmata dal giudice per le indagini preliminari Carlo Cannella. Indicando la «carenza di motivazioni». Fiumara aveva annunciato il tutto con un post su Facebook: «Vi voglio un mondo di bene tutti coloro che mi sono stati vicini! Tutti! Sono qui con voi! Non vi dimenticherò mai. Adesso cerco di vivere», scriveva ieri pomeriggio, dedicando un pensiero ai propri familiari.
Ma la procura etnea, con la magistrata Magda Guarnaccia, ha subito chiesto un nuovo provvedimento, accolto dallo stesso giudice Cannella. Poco prima il pianista Fiumara aveva inviato anche una nota agli organi di stampa, ricostruendo la sua versione dei fatti. In parte già illustrata durante il primo interrogatorio di garanzia. «Nego – si legge – di avere mai preso un euro dal prete, anzi, al contrario, era lui a volere da me qualche regalo». Stando alla ricostruzione dei fatti i due si sarebbero conosciuti attraverso una applicazione di messaggistica particolarmente in voga tra gay e bisessuali. Don Privitera però si sarebbe presentato come un professore di storia dell’Arte, con figli e la moglie di base al Nord Italia. «Certamente – aggiunge nella nota – la credibilità del prete, che ha mentito sul nome, sul cognome, sulla professione, sullo stato di famiglia e quant’altro, è pari a zero. Le prime cose che si richiedono al parroco di una chiesa sono moralità e affidabilità e a esse è venuto meno».
Secondo l’accusa i due si sarebbe visti la prima volta il 29 marzo, a casa dell’ex vicesindaco. Pappalardo Fiumara, stando a quanto riferito dal prete, avrebbe trasformato la visita in un incontro sessuale. In questo contesto il noto pianista avrebbe scattato delle foto ed effettuato alcune riprese con il suo smartphone che immortalava il rapporto. Successivamente il materiale sarebbe stato utilizzato come arma di ricatto. Durante l’incontro successivo, datato 2 aprile, il prete sarebbe stato minacciato con un coltello e poi costretto a consegnare duemila euro. Tre giorni dopo le dazioni di denaro sarebbero proseguite con la somma di 500 euro. L’epilogo della vicenda, quando il presunto aguzzino scopre la reale identità di colui che si presentava come professore. Con la richiesta di 5000 euro e la minaccia, in caso contrario, di fornire il materiale al vescovo della diocesi di Acireale Antonino Raspanti.
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