«Benvenuti a Catania. Ora sì che lo possiamo urlare di nuovo». Dalle 7.30 di questa mattina, piazza Carlo Alberto è tornata ad animarsi di banchi di frutta, verdura, pesce, carne, salumi e latticini. «Ancora con questa mascherina mi devo abituare», ammette a MeridioNews qualcuno dei rivenditori alimentari che oggi, dopo due mesi di chiusura per il lockdown, ha rimontato il proprio banco, sotto gli ombrelloni colorati, lungo la strada che costeggia il piazzale della storica Fera ‘o luni. Il clima che si respira è quello di sempre – seppure dietro le mascherine – anche se adesso ci sono regole tutte nuove da rispettare per evitare il rischio di contagi da Covid-19. «È tutto organizzato bene», tagliano corto molti venditori preoccupati perché «sarà difficile tornare ai livelli di vendita di prima».
Le
transenne delimitano il perimetro della piazza. Da certi varchi si può solo entrare, alcuni funzionano solo per uscire; altri ancora sono misti ma con dei percorsi che provano a fare in modo che i flussi contrapposti non si incontrino. Appesi alle transenne ci sono dei fogli A4 con le indicazioni: per leggere «entrata» bisogna mettersi a testa in giù. Davanti ai due accessi ci sono volontari della Croce Rossa e della protezione civile e operatori di Sostare. «Con il termo-scanner misuriamo la temperatura corporea – spiegano – e siamo in costante contatto via radio con gli operatori all’interno per regolare il numero di persone».
L’amministrazione comunale ha assicurato «accessi presidiati per evitare infiltrazioni di abusivi». In questo senso l’obiettivo non è stato del tutto centrato. «Forza! Mascherine a un euro, prego». Alza la voce ma non troppo un ragazzo che indossa una delle mascherine che vende. Alcune confezionate le tiene in mano, pronte per essere cedute agli acquirenti (che, in effetti, non mancano), molte altre dentro una busta di plastica. A un certo punto due agenti della polizia municipale lo invitano ad allontanarsi; poco dopo ritorna. «Le compro da un amico mio che è nel settore a 70 centesimi ciascuna e le rivendo a un euro. Mi pare onesto», dice a MeridioNews il venditore abusivo che sa di esserlo. «Mi hanno fatto allontanare prima perché, lo so, qui non potrei stare».
Gli ingressi contingentati non bastano nemmeno a evitare gli
assembramenti davanti ad alcuni banchi. «Munirsi di numero», ha scritto a penna su un cartone uno dei venditori che si è attrezzato così per fare rispettare la fila ai clienti. Stando all’ordinanza sindacale in realtà sarebbe «consentito esclusivamente il massimo di due persone per ogni operatore». Inoltre per i banchi di vendita di pesce, carne, salumi e latticini è previsto l’obbligo di una «protezione in plexiglass – si legge nell’ordinanza – chiusa su tre lati; per tutti i banchi di frutta e verdura è necessario che gli operatori provvedano a garantire il distanziamento di un metro tra banco espositivo e cliente».
Regole a cui qualcuno si deve ancora abituare. «Signora, lei però dalla zona transennata
deve uscire». A redarguire l’anziana che ha oltrepassato il nastro bianco e rosso, tenuto tra due cassette della frutta, e si è avvicinata troppo al pesce in bella mostra è il titolare del banco. Ma solo dopo avere notato di essere ripreso dalla telecamera. «Tra poco passa il sindaco, mi raccomando». La voce si sparge velocemente e, chi non l’ha ancora fatto, si affretta a indossare guanti e sistemare la mascherina che porta sul collo.
Il primo cittadino
Salvo Pogliese, con la sua mascherina rossa e blu (i colori del Calcio Catania) e uno stuolo di assessori e consiglieri che lo circondano (di sicuro a meno di un metro di distanza), arriva verso le 10.30 per fare il giro tra i banchi. «Un mercato ordinato che gradualmente ritorna a vivere con un’organizzazione seria e rigorosa». Così lo vede il sindaco. A fargli da eco è l’assessore alle Attività produttive Ludovico Balsamo che parla di «un risultato organizzativo eccellente».
«È stato come il primo giorno di scuola – sorride un fruttivendolo intorno alle 14, al termine della mattinata di mercato – Non importa se non abbiamo incassato tanto, dopo due mesi ogni ficateddu ‘i musca è sustanza». «Non pensavo – aggiunge un altro – ma mi sono emozionato. Dopo anni che lavoriamo, conosciamo anche i clienti. Ci sono persone arrivate per salutare e comprare anche solo qualche mazzo di prezzemolo – prosegue – Sull’organizzazione si deve lavorare, ma almeno abbiamo ricominciato. A poco a poco», conclude in dialetto. Le pulizie della piazza proseguono alla spicciolata, mentre chi ha finito va a bere un seltz da uno dei chioschi.
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