Riabbraccia la sorella sparita vent’anni fa «Ora chiedo autorizzazioni per farle visita»

«La perseveranza ha fatto realizzare il mio desiderio». Stenta a trattenere l’emozione Giusy Rapisarda mentre racconta a MeridioNews di essere riuscita, dopo vent’anni di ricerche, a ritrovare finalmente la sorella che tanto voleva conoscere. «Non nego che, in alcuni momenti, era stato lo sconforto a prendere il sopravvento perché – ricorda la signora – più passava il tempo e più si affievoliva la mia speranza». In mano Giusy aveva solo una data di nascita, il 12 febbraio 1980, e poche altre informazioni. 

Ed è proprio da quel giorno di 38 anni fa che la donna è partita per ricostruire a ritroso la vita della sorella. «Ho iniziato chiedendo tutte le informazioni possibili all’ospedale Vittorio Emanuele di Catania, dove – spiega la donna – mia madre aveva partorito quella bambina senza mai riuscire nemmeno a vederla». Qualche indizio in più era poi venuto dall’assistente sociale che, all’epoca, si era occupata dell’affidamento della minore all’orfanotrofio e che oggi ha più di 85 anni. Per trovare la parte mancante della famiglia, la donna aveva anche pubblicato un post su Facebook, all’interno di un gruppo tematico fatto di persone che cercano le proprie origini o i propri cari. In quell’appello c’era anche una foto della madre da giovane «nella speranza che le somigli e che qualcuno ce la segnali». Il post di Giusy era stato condiviso da più di duemila persone e, nonostante le segnalazioni fossero state parecchie non avevano portato a nulla di concreto.

«La svolta è arrivata, qualche giorno fa, grazie a un impiegato dell’anagrafe del Comune di Catania – racconta la signora – da cui mi ero recata portando l’unico dato certo in mio possesso: quella data. Il dipendente comunale è stato molto disponibile tanto da stampare ben dodici estratti di nascita. Fra le persone nate in quel giorno, solo una non era stata riconosciuta né dalla madre né dal padre». Adesso Giusy ha anche un nome e un cognome. La sorella che stava cercando comincia a prendere forma. «Si chiama Valeria – dice – è un nome bello». 

Mettendo insieme anche le informazioni racimolate in precedenza, la donna trova la conferma: la sorella si trova in un istituto a Caltagirone. «Ci sono andata subito, senza aspettare e l’ho conosciuta. Quell’incontro è stata una delle cose più emozionanti della mia vita. È una bella donna e non ho avuto nemmeno un attimo di esitazione – dice sorridendo – perché è identica a mia madre da giovane tanto che mi ha fatto impressione. Non c’è dubbio: è mia sorella». La donna che Giusy si trova davanti è affetta da una grave disabilità che non le permette di muoversi dal letto in cui sta sdraiata e nemmeno di parlare. «Non c’è stato bisogno di nessuna parola. Mi tremavano le gambe dall’emozione mentre ci guardavamo, lei – racconta – ha tossito, come se volesse dirmi qualcosa senza riuscirci. Io sono certa che abbia capito, o meglio percepito, che io ero sangue del suo sangue».

Stando a quanto riferito da un infermiere dell’istituto di Caltagirone, Valeria sarebbe ricoverata in quella struttura da più di 29 anni. Adesso, la signora ha già scritto una lettera al prefetto. «Voglio capire come devo fare per ottenere tutte le legittime autorizzazioni che spettano ai parenti per fare visita all’interno delle strutture specializzate. Ora che sono riuscita a realizzare il mio desidero di incontrarla e conoscerla, non mi posso fermare: ho intenzione – precisa la donna – di starle vicino, di andare a trovarla spesso, tutte le volte che mi sarà possibile, e di prendermi cura di lei per provando a darle anche tutto l’affetto che, in 38 anni di vita, non ha potuto avere da nessuno».

Marta Silvestre

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