Revocare la gestione di spiagge libere e solarium o lasciare tutto a chi se ne occupa adesso fino alla fine della stagione estiva? La domanda se la sono posti in tanti a Catania, tra cittadini e associazioni, dopo il clamore diffuso dall’approfondimento di MeridioNews che ha raccontato la presenza del pluripregiudicato Orazio Buda come dipendente della Caffè Napoleon. La società cooperativa di Librino che si occupa, per conto di palazzo degli Elefanti, di tre parti di battigia sul litorale della Playa e delle pedane temporanee vicino la scogliera. Una gestione in cui la ditta guidata da Massimiliano Consoli è subentrata dopo la cacciata dell’imprenditore Giuseppe Fragetta, arrivato primo in graduatoria ma poi escluso.
Il ruolo di Buda, cugino del capomafia del clan Cappello Orazio Privitera, come responsabile dei parcheggi delle spiagge libere ha suscitato non poche perplessità, in virtù della sua situazione giudiziaria di imputato per associazione mafiosa – proprio per un parcheggio alla Playa – nel processo di primo grado scaturito dall’operazione antimafia Prato Verde. La stessa che ha portato sul banco degli accusati per intestazione fittizia Alfio Vecchio, anche lui dipendente, come Buda, della Caffè Napoleon.
Il Comune, dal canto suo, ha scelto di inoltrare la lista dei dipendenti della società di Consoli alla prefettura. Da palazzo Minoriti potranno verificare, se lo riterranno opportuno, eventuali condizionamenti mafiosi sulla Caffè Napoleon ed eventualmente disporre l’interdittiva antimafia. Attenendosi alla normativa che regola l’appalto, i compiti di Palazzo degli Elefanti erano tutti nella prima fase dell’operazione di affidamento. In questo contesto gli uffici hanno sondato le uniche posizioni che la legge impone di mettere sotto la lente d’ingrandimento: quelle degli amministratori dell’azienda e dei cosiddetti cessati, ossia coloro che occupavano ruoli decisionali nei tre anni precedenti alla partecipazione al bando. Tutto è risultato in regola dando il via libera definitivo che ha consentito alla Caffè Napoleon di ottenere l’appalto triennale e iniziare il lavoro di gestione.
Il nodo della vicenda adesso è quello dei nomi dei dipendenti e gli eventuali condizionamenti che potrebbero esserci nell’operato della società. L’accertamento della prefettura non prevede tempi brevi e si basa su uno stretto rapporto di collaborazione con le forze dell’ordine, che inoltrano le informazioni necessarie alle verifiche. Soltanto dopo l’estate ci potrebbero essere novità. Secondo la legge, basta il semplice dubbio di condizionamento mafioso per fare scattare l’interdittiva antimafia: lo strumento che consente alle pubbliche amministrazioni di interrompere i rapporti con i soggetti privati destinatari della misura.
Fino ad allora, il Comune non può che attendere. Nonostante nel capitolato d’appalto si faccia riferimento alla «facoltà di interrompere la concessione in qualsiasi momento per ragioni di opportunità o per fini pubblici». Il motivo lo spiegano alcuni esperti di diritto amministrativo contattati da MeridioNews: la generica dicitura «questioni di opportunità» non indica la possibilità per l’ente di intervenire su sospetti che fanno rima con mafia. In questo caso, la procedura è di competenza della prefettura.
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