Dopo l’incontro con i direttori generali delle aziende ospedaliere siciliane e le sigle sindacali, e svariati mesi di ritardo, l’assessore regionale Baldo Gucciardi ha sostanzialmente dato il via alla nuova rete ospedaliera. Un annuncio che precede il decreto che metterà realmente in moto le modifiche previste e che risolve alcune questioni importanti ma lascia aperti alcuni dubbi, soprattutto per alcune importanti realtà di Catania. Se da un lato viene dato il via libera alle assunzioni di nuovo personale, rimangono incertezze e confusione prima di tutto per i reparti di Pronto soccorso dei tre grandi presidi etnei e il destino di quella che avrebbe dovuto essere la quarta realtà cittadina, l’ospedale San Marco di Librino.
Nonostante le spese di preparazione dei locali, costati alla collettività circa 18milioni di euro, rimane infatti ancora chiuso il reparto d’urgenza del Policlinico che avrebbe dovuto ospitare personale e macchinari del Pronto soccorso del Vittorio Emanuele. Che, a quanto pare, resterà ancora in piena attività anche se, già nel 2014, la giunta guidata da Rosario Crocetta, ne aveva deciso il trasloco nei locali di via Santa Sofia e in quelli del San Marco. I cui lavori, portati avanti anche con una mega tranche di circa 150milioni di euro di fondi europei, sarebbero dovuti finire già da molto tempo. Situazione che però, anche a causa dei problemi giudiziari legati all’azienda vincitrice dell’appalto di costruzione, la Tecnis di Mimmo Costanzo, è più vicina al sogno che alla realtà. Una fotografia che assume profili preoccupanti secondo il sindacato medico Anaoo Assomed che osserva l’assenza del San Marco dal prospetto presentato da Gucciardi ai direttori generali.
Ma il documento va ben oltre anche se, proprio per la sua semplicità, ha dato vita a una vera e propria guerra di cifre che lascia ampi spazi d’interpretazione su possibili tagli dei posti letto e chiusure di reparti. Come ad esempio il clamoroso dietrofront dell’assessorato che, dopo aver deciso la chiusura del pronto soccorso dell’ospedale di Paternò, ha parlato di un «refuso nel documento» e ha chiarito che il reparto resterà aperto. O come i tagli ipotizzati in un’intervista al quotidiano La Sicilia dall’ex senatore Pino Firrarello che chiede l’intervento della ministra Beatrice Lorenzin – entrambi appartenenti ad Area popolare – per salvaguardare i reparti di eccellenza dell’ospedale Garibaldi Nesima. Minaccia concreta o solo una mossa politica? In ogni caso, un fiume incontrollato di dichiarazioni, bollato dal direttore generale del Cannizzaro Angelo Pellicanò come «puro gossip». «La riunione in assessorato è stata un momento preliminare – spiega Pellicanò a MeridioNews – ma siamo ancora in una fase di verifica dei dati che ci hanno dato».
Quello che stiamo attraversando in questi giorni, insomma, sarebbe null’altro che un periodo di interregno, fatto di tabelle e cifre, che dovranno essere successivamente confermati dagli atti amministrativi dell’assessore e dell’Assemblea regionale. «Non ci sono vere novità, anche perché – continua Pellicanò – stiamo ancora aspettando dati concreti. Non ci sono le basi per pronosticare chiusure o tagli». L’unica cosa che è possibile confermare, secondo il manager catanese, è che i grandi ospedali etnei manterranno intatta la loro mission istitutiva. «L’hub dell’emergenza verrà confermato come cuore pulsante della nostra azienda – conclude – come l’attività oncologica sarà quella del Garibaldi».
Una situazione di stasi che, probabilmente, ha portato l’assessore alla Sanità regionale a indire domani mattina una nuova riunione con i manager e i sindacati.
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