Rete, open data e partecipazione dei cittadini Brunelleschi: «Funziona già in 114 Comuni»

«Contattare il centralino, aspettare un feedback, chiedere alla persona interessata se ci darà un appuntamento. Con la Rete il cittadino ha la possibilità di saltare tutti questi passaggi». Carlo Brunelleschi nel 2010 è stato tra i creatori del sito Decorourbano.org, portale di open governement che permette, tramite computer o smartphone, di «segnalare  il degrado, accorciando i tempi di intervento delle amministrazioni». Un esempio, e non il solo, di come in Italia l’attenzione per la partecipazione alla vita attiva dei cittadini attraverso le nuove tecnologie e Internet sia sempre più in aumento. Tanto che in poco più di due anni «sono già 114 i comuni oggetto di segnalazioni sulla piattaforma, Roma compresa, con 24mila utenti in tutta Italia». Lunedì Brunelleschi sarà a Catania, ospite del progetto Catania Source, che dopo una serie di cinque workshop partecipati, su temi cittadini quali ecologia, mobilità e migranti chiamati Civic training, lunedì 9 dicembre alle 18 al centro Zo di piazzale Asia affronterà proprio il tema della buona amministrazione. Obiettivo è quello di realizzare uno strumento in Rete dedicato alla città etnea che, tramite la condivisione delle istanze dei cittadini attraverso gli open data – un sistema automatizzato di condivisione delle informazioni inserite online, scritto utilizzando la sintassi del linguaggio xml -, aiuti tutti ad intervenire sulla città. Utilizzando come strumento principale gli Istituti di partecipazione popolare previsti nello statuto.

Brunelleschi, che porta il nome di uno dei maestri del rinascimento e si definisce software architect, tramite la sua società Maiora labe – che porta avanti anche i progetti Seejay e una piattaforma online per il bilancio partecipativo -, frena i facili entusiasmi. «Per far funzionare questi sistemi, ci vuole il coinvolgimento della pubblica amministrazione», avverte. Anche perché, dopo «il grande momento di fama degli open data in Italia nel 2012, con una vera e propria moda, ci si è forse resi conti che le esigenze dei Comuni sono altre. E che un file excel con dei dati non è una condivisione pubblica», spiega l’esperto. La soluzione, quindi, potrebbe essere una via di mezzo tra entrambi gli approcci: dati generati dall’utente, da unire a quelli della pubblica amministrazione. «I dati generati dai cittadini sono solitamente più utili perché rispondono a esigenze immediate», conclude Brunelleschi.

Redazione

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