Resti nella grotta dell’Etna, l’uomo sarebbe entrato da vivo Le indagini sui nomi dei necrologi della pagina di giornale

«Tanti dubbi e poche certezze». È così che vanno avanti le ricerche di un’intera squadra della guardia di finanza per arrivare all’identità dell’uomo ritrovato in una grotta sull’Etna, nel territorio di Zafferana. Tra i primi nomi venuti fuori c’è quello del giornalista del L’Ora Mauro De Mauro – a cui si è subito pensato soprattutto per il particolare di una malformazione al naso e al volto – e anche quello di Giuseppe Balsamo, l’usciere del tribunale di Catania con la passione per la musica e il canto di cui si sono perse le tracce il 20 giugno del 1978. Tra le «poche certezze» ci sarebbe anche quella che l’uomo – chiunque esso sia – sarebbe entrato in quell’antro con le sue gambe, quindi da vivo. Un’evidenza emersa dagli esami effettuati sull’intero scheletro ritrovato e sugli indumenti che si sono conservati piuttosto bene e che non presentano indizi riconducibili a lesioni. Nessuna delle ossa fratturata o lesionata e nessuno strappo nei vestiti che possa fare pensare che l’uomo sia stato spinto con la forza, da vivo o da morto. Altra certezza venuta fuori dall’autopsia è che l’uomo non è deceduto per morte violenta. Il che, però, non esclude che possa essere stato costretto a entrare nell’angusta cavità sotto minaccia. Una ricostruzione fatta considerando che l’imboccatura della caverna avesse la stessa conformazione di adesso, nonostante i terremoti e gli eventuali smottamenti del terreno, anche più di quarant’anni fa.

È questa, infatti, la datazione a cui gli investigatori sono arrivati non solo dall’anno di coniazione delle monete in lire (il 1977) ritrovate accanto ai resti insieme ad altri oggetti, ma soprattutto dal frammento della pagina del giornale La Sicilia del 15 dicembre del 1978 che si è conservato in un modo incredibile: cioè rimanendo impresso sul vetro di una bottiglia da un litro che quasi sicuramente conteneva acqua. Quello che si legge è un necrologio con il nome di una donna. E da quello, gli investigatori, sono risaliti all’intera pagina consultabile nell’archivio del quotidiano. Tra gli annunci funebri di quel giorno, cinque sono di persone di genere femminile: Concetta Cucurullo Viganò in Duca, Florina Impalà vedova Morabito, Barbara Finocchiaro vedova Arcoria, Palma Brunelli ed Emilia Leotta. A questi se ne aggiungono altri sei che riguardano, invece, uomini: Paolo Pavone, Salvatore Lentini, Saverio Betto, Bernardo La Mari, Paolo Rapisarda e cav. Edmondo De Marco. Otto sono poi gli anniversari di morte riportati in otto quadratini nella pagina del giornale: quattro sono di un primo anniversario (geom. Mario Battista, Tuccia Bruno Chiavetta, Francesco Longo e Alfio Strano), uno per il secondo anno dalla morte (Antonino Puglisi), uno ricorda un decesso avvenuto quattro anni prima (di Francesco Mangione), uno di nove anni prima (Carmelo Immé) e poi ce n’è uno di coppia risalente a decenni prima (Carmelo Di Bartolo, 30esimo anniversario e la consorte Maria Schepis, 25esimo anniversario). 

Ed è sui necrologi che si stanno concentrando in particolare le ricerche dei finanzieri che lavorano per ricostruire le storie di vita e di morte di queste persone per provare a capire se potrebbero rivelare qualche dettaglio utile alle indagini e svelare qualche eventuale collegamento con l’uomo ritrovato nella grotta. Ovviamente, è anche possibile che quel giornale non dica nulla e che non sia da decifrare come un messaggio ma semplicemente un foglio in cui, invece delle classiche uova, è stata incartata una bottiglia. Gli inquirenti, infatti, continuano a lavorare anche sul codice alfanumerico del costoso orologio di marca Omega. Se l’acquisto fosse stato registrato in un elenco, da quello si potrebbe risalire al proprietario. Oltre all’orologio e alla bottiglia con il pezzo di giornale, nella spelonca sono stati ritrovati un paio di pantaloni scuri, una camicia chiara a righe, un leggero maglione di lana, una cravatta scura, una mantellina di nylon verde scuro, un cappello di lana con pon pon, degli scarponcini Pivetta numero 41 e un piccolo pettine con custodia.

Marta Silvestre

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