Sono preoccupati i lavoratori della Reset, la società consortile nata lo scorso anno dalle ceneri della Gesip, la partecipata del Comune fallita per via dei troppi debiti. L’accordo siglato a dicembre con il sindaco Leoluca Orlando, che avrebbe dovuto sancire la rinascita dell’azienda e per i lavoratori un graduale ritorno alla normalità, sembra essersi arenato. Trascorsi 12 mesi da allora, l’amministrazione comunale non ha ancora rispettato gli impegni presi con i sindacati. In base agli accordi, infatti, già da settembre i 1650 lavoratori avrebbero dovuto ricevere un aumento graduale del monte ore settimanale e, soprattutto, l’adeguamento dei livelli. In più, il Comune avrebbe dovuto trasferire ogni anno 29 milioni di euro, anche grazie al trasferimento nelle altre partecipate di servizi offerti dalla stessa Reset e al prepensionamento dei difendenti nella altre municipalizzate. In realtà nulla di ciò è accaduto e ora i sindacati e i lavoratori protestano preoccupati per il loro futuro.
Attualmente, il sindaco ha comunicato che incontrerà i lavoratori solo dopo il primo dicembre assieme ai vertici delle altre partecipate per capire qual è la situazione economica e i margini per intervenire anche in favore della Reset. Ma i margini sono risicati. «I lavoratori della Reset – ha detto Marianna Flauto, segretario generale della Uiltucs Sicilia – devono essere trattati come i dipendenti delle altre partecipate. Tra l’altro ai dipendenti Reset viene applicato un contratto collettivo nazionale di lavoro che prevede trattamenti economici e normativi inferiori rispetto agli altri, anche pari alla metà delle buste paga dei colleghi delle altre partecipate, nonostante più ore lavorate».
Fino ad oggi per la Reset sono stati messi a disposizione 29 milioni ma i sindacati ricordano che l’accordo con l’amministrazione prevedeva che queste somme diventassero strutturali e a queste si sarebbero aggiunti gli eventuali risparmi dell’Iva. Ma Orlando ha fatto sapere che per il 2016 saranno a disposizione 24 milioni più i 5 milioni derivati dal risparmio dell’Iva: in tutto quindi 29 milioni mentre ne servirebbero invece una decina in più per il passaggio di tutti i a 40 ore. Il risparmio dell’Iva, in sostanza, secondo l’accordo iniziale doveva essere a integrazione dei 29 milioni stanziati e non incluso come comunicato ieri sera. I sindacati hanno poi respinto la richiesta della società di adeguare in questa fase solo i livelli più alti, quelli amministrativi. «Il piano di adeguamento – aggiungono Caiolo, Calabrò e Flauto – deve riguardare tutti e non solo una parte. I lavoratori Reset hanno diritto al passaggio a 40 ore a prescindere dalle altre partecipate, nel rispetto del contratto. Il sindaco trovi le nuove risorse ma non può essere sempre la Reset a farsi carico di sacrifici».
La società, che a breve si trasferirà in un bene confiscato alla mafia in viale Strasburgo, torna così nella bufera: se dopo il primo dicembre non ci saranno notizie sull’applicazione del contratto per i dipendenti, partiranno le azioni di protesta. «Gli impegni assunti un anno fa dal sindaco contenuti nell’accordo di dicembre non sono stati ancora rispettati – ha detto Salvatore Di Fiore rsa Uiltucs -. I soldi strutturali non sono stati trovati ma ipotizzati con servizi richiesti da altre partecipate e temiamo che i prepensionamenti non ci saranno e fare affidamento su queste cifre ipotetiche è assurdo. Il Comune si sta impegnando con tanti se e tanti ma. I lavoratori Reset oggi hanno bisogno di esser equiparati a quelli delle altre partecipate – ha concluso – Non ci possono essere due pesi e due misure».
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