Non erano neanche le 15 di sabato pomeriggio che quanti si sono trovati a percorrere l’autostrada Catania-Siracusa si sono imbattuti in una di quelle che volgarmente vengono chiamate bombe d’acqua. Una pioggia fortissima, che ha costretto per diversi minuti molti automobilisti a fermarsi nella carreggiata d’emergenza in attesa di un raggio di sole o di un po’ di tregua. L’autostrada si è trasformata in un vero e proprio fiume, con l’acqua che scorreva copiosa. Pochi chilometri più avanti, all’improvviso, il sereno. Ma siamo forse usciti da quella che verrà ricordata come una delle siccità più severe degli ultimi decenni? La risposta è, purtroppo, no. E a spiegare perché è Luigi Pasotti, direttore dell’Unità operativa di Catania del Servizio informativo agrometeorologico siciliano.
«Questi fenomeni, come quelli dei giorni scorsi e di agosto, sono stati assolutamente localizzati, distribuiti in modo disomogeneo che mediamente non hanno assolutamente intaccato le condizioni di siccità attuali della Sicilia – dice a MeridioNews Pasotti – Abbiamo solo locali recuperi, che in alcune zone agrumicole e olivicole sono assolutamente positivi, hanno consentito un leggero recupero, ma parliamo di alcune decine di chilometri quadrati per cella temporalesca. Consideriamo per esempio che nella giornata di sabato, a fare la media regionale di sabato, abbiamo avuto una media di circa un millimetro di pioggia su tutta la Sicilia, quindi questi 50 millimetri di pioggia caduti vicino Siracusa non hanno avuto il minimo impatto. Gli invasi continuano a essere in grave deficit, non sono entrate nuove risorse, al massimo possiamo sperare che localmente qualche falda stia riprendendo quota, ma servono perturbazioni atlantiche diffuse che portino piogge ripetute nel tempo, soprattutto con temperature più basse».
Una siccità che sembra ancora più grave a guardare i numeri dell’estate, che ormai stanno prendendo il crisma dell’ufficialità. «Mancano all’appello più di 13 millimetri di pioggia – prosegue l’agrometeorologo – Questo significa che mancano circa otto miliardi di metri cubi d’acqua che non sono piovuti. Abbiamo un deficit idrico che è in media del 40 per cento, ma che arriva anche al 70 per cento a seconda delle zone. Le piogge in autunno non sono state troppo inferiori alle medie, ma il terreno non è stato in grado di trattenerle. E agosto è stato il dodicesimo mese consecutivo con temperature sopra le medie».
E se a guardare i dati in rapporto a quelli degli scorsi anni l’andamento suggerisce una possibile boccata d’aria per l’agricoltura, la preoccupazione più grave dei tecnici riguarda la capacità di conservare l’acqua che verrà, con il grande e reale timore che gli invasi nei prossimi mesi non saranno in grado di accumulare abbastanza risorse per garantire poi le scorte la prossima estate. Il dato siciliano inoltre parla di 26 dighe gestite dalla regione, di cui 18 presentano problemi strutturali o di sicurezza. Sui trenta bacini che vengono censiti mensilmente, la possibilità di riempirli è ferma al 70 per cento di quello che era stato il progetto iniziale. E il dato aggiornato al nove settembre che dice che questi invasi sono pieni soltanto per il nove per cento. Insomma, c’è da sperare sì nelle piogge, ma anche negli interventi che servono per custodire l’acqua, sempre più bene prezioso.
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