La Catania che dice no a Matteo Renzi e al referendum costituzionale si è data appuntamento fuori dalla villa Bellini, dove il presidente del Consiglio ha tenuto un discorso di un’ora in occasione della festa nazionale dell’Unità. Un corteo pacifico fino all’incrocio tra via Umberto e via Etnea. Lì la polizia aspettava i manifestanti con un doppio cordone in assetto antisommossa. Alla testa del serpentone si trovavano i ragazzi dei centri sociali, tra cui diversi arrivati in pullman da Palermo. Vicino all’angolo con Savia, la situazione ha cominciato a farsi tesa. Alcuni ragazzi davanti hanno indossato i caschi, altri i passamontagna. In mano ombrelli e cartelli. Qualcuno non ha ascoltato l’invito degli altri manifestanti a fermarsi ed è corso incontro alla polizia che era già pronta alla carica. Pochi minuti molto violenti, con lancio di bottiglie e bombe carta da un lato, manganellate dall’altro. La seconda fila del cordone di polizia tentava intanto di sfollare giornalisti e curiosi davanti alla villa, manganelli in mano. In mezzo, diversi genitori preoccupati. «Lì dentro c’è mia figlia», urla agitata una madre. «Doveva dirglielo prima di stare a casa», risponde urlando di rimando un poliziotto. Due giovani catanesi sono stati portati via dagli agenti e denunciati a piede libero per resistenza a pubblico ufficiale.
Poco dopo i protagonisti degli scontri con la polizia hanno lasciato spazio agli altri manifestanti che hanno tentato un dialogo con le forze dell’ordine. «Dovete difenderci, non picchiarci, state picchiando i vostri figli», urla una signora alzando le mani in segno di resa verso gli agenti. «Fate un gesto di distensione: levatevi i caschi», invocano alcuni, estranei agli scontri precedenti. Ma i poliziotti non indietreggiano, la tensione è ancora palpabile. Nel frattempo nelle retrovie accesi scontri verbali tra un gruppetto di facinorosi e il resto del corteo. Intorno alle 19.30 il corteo si è sciolto, le teste più calde si sono disperse per la città. In questura, intanto, i due giovani catanesi fermati sono stati identificati e hanno potuto parlare con il loro avvocato dopo le 21, per poi uscire circa un’ora dopo. Come mostrano alcune immagini, i due giovani erano alla testa del corteo tenendo uno striscione semirigido. Al momento dello scontro con la polizia, sono caduti a terra, per poi essere trascinati via dagli agenti. Chi li ha visti fuori dalla questura racconta di qualche ammaccatura e segni di manganello in testa e sulle spalle.
Prima nel serpentone colorato e chiassoso – con quasi mille partecipanti – avevano trovato voce tutte le anime della protesta. «Renzi vada a casa», è il coro unanime quando si chiede che messaggio manderebbero al presidente del consiglio. I No Muos, arrivati da Niscemi, rimproverano al governo nazionale di essere il mandante del dissequestro dell’impianto militare Usa. Mentre gli insegnanti denunciano di «essere stati presi in giro, perché le regole sono state cambiate in corso e i posti promessi e messi a concorso in realtà non ci sono». Tutto finito in secondo piano di fronte alla ricerca dello scontro di un gruppo minoritario.
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