Regione: un Bilancio 2015 per i soli primi quattro mesi? L’alternativa sarebbe un impossibile taglio di 2 miliardi

L’ultima novità di una manovra finanziaria 2015 che ormai, dopo settimane di attesa, sa tanto di Aspettando Godot, è una sorta di possibile frittata col botto finale: un Bilancio regionale con i fondi per i primi quattro mesi. Per gli altri otto mesi del prossimo anno, beh, si rimarrebbe in attesa di tempi migliori. Ovviamente, è solo un’indiscrezione. Voci raccolte nei Palazzi della politica siciliana che la dicono lunga sulla confusione che regna nel Governo della Regione siciliana. 

Stasera, forse, si dovrebbe sapere qualcosa in più. Oggi, infatti, si dovrebbe riunione la Giunta regionale di Rosario Crocetta. All’ordine del giorno, Dpef (Documento di programmazione economico e finanziaria, che dovrebbe prendere il nome di Def, Documento di economia e finanza), il disegno di legge su Bilancio e Finanziaria 2015 e il disegno di legge sull’esercizio provvisorio. 

Riuscirà la Giunta a varare questo documenti? L’interrogativo è d’obbligo, perché, come già accennato, la confusione è tanta. Perché un conto è recarsi a Roma in pompa magna per reclamare gestioni emergenziali-commissariali per rifiuti & appalti, mentre altra e ben diversa cosa è affrontare lo scoglio di un Bilancio regionale preventivo con i tagli operati negli ultimi due anni dal Governo nazionale e con la Corte dei Conti che non vuole più che vengano iscritti nel conto economico della Regione entrate fantasiose. 

Il buco di competenza, quest’anno, fino a qualche settimana fa, era di 3 miliardi di euro. Complice Babbo Natale – non troviamo altra spiegazione plausibile – è stato ridotto a due miliardi di euro. In questi casi, come abbiamo scritto stamattina, le via da percorrere sono due: o aumentare le entrate, o ridurre le spese. 

Negli anni passati, nei Bilanci di previsione si iscrivevano allegramente entrate fittizie. Celebre, nella seconda metà degli anni ’80, una sentenza della Corte Costituzionale dipinta come il tesoro dell’altrettanto celebre romanzo di Stevenson. Mentre nell’ultimo decennio la balla contabile più gettonata è stata la valorizzazione del patrimonio immobiliare della Regione, che in certe Finanziarie degli anni passati veniva valutata centinaia di milioni di euro. 

Da due anni la Corte dei Conti, però, non vuole più favole tra le entrate del Bilancio. Così on resta che ridurre le spese. Ma, come abbiamo scritto stamattina, il governatore Crocetta e l’assessore all’Economia, Alessandro Baccei, potrebbero tagliare – e già succederebbe un mezzo Quarantotto – 500-600 milioni di euro, massacrando sanità, precari degli enti locali, forestali e dirigenza regionale. 

Resterebbero da tagliare un miliardo e 400 milioni di euro. Il che è impossibile, a meno di non eliminare, fisicamente, enti e società regionali (e non è escluso che ciò avvenga) e migliaia di posti di lavoro. L’alternativa sarebbe rappresentata dal chiedere al Governo Renzi i soldi che ha prelevato dal Bilancio regionale di quest’anno (un miliardo e 350 milioni di euro e i conti quadrerebbero alla perfezione). Cosa quasi impossibile, se è vero che, con la legge di Stabilità, il Governo Renzi si accinge a togliere alla Sicilia da 600 milioni di euro al miliardo di fondi Pac (Piano di azione e coesione).  

Da qui l’idea – che, ribadiamo, in questa fase è solo un’indiscrezione – di mettere giù un progetto di Bilancio per i primi quattro mesi del 2015. Sarebbe la prima volta che, nella storia dell’Autonomia siciliana, si presenterebbe un Bilancio per quattro mesi invece che per dodici mesi. 

Resterebbe da capire – e questo, forse non sarebbe un dettaglio – che cosa succederebbe dall’1 maggio 2015 in poi. Arriveranno i soldi da Roma? Si procederebbe con i licenziamenti di massa? O la Regione dichiarerebbe bancarotta? 

Un fatto è certo – e questo va detto fin da ora – il Governo Crocetta, in due anni di attività, ha all’attivo solo tagli in tutti i settori della vita pubblica siciliana e non una sola azione a sostegno del rilancio economico: tant’è vero che si parla di una riduzione delle entrate tributarie di circa un miliardo di euro e forse più. Questo perché l’economia siciliana – almeno per quella parte che dipende dalle risorse regionali (compresi i fondi europei non utilizzati) – è ferma. 

La situazione reale è la seguente: 2 miliardi di euro di deficit di competenza (che fino a qualche giorno fa erano 3); 5 miliardi di euro di deficit di cassa; un miliardo e 300 milioni di euro circa di indebitamento sul fronte della gestione dei rifiuti (ed è un dato vecchio di qualche anno fa, mai aggiornato); l’indebitamento dei Comuni siciliani di cui non si conosce l’entità; e altri indebitamenti, di minore entità, sul fronte della gestione idrica. 

Tutti soldi che pagheranno le famiglie e le imprese siciliane con le tasse e le imposte. 

Intanto i parlamentari regionali del Nuovo centrodestra democratico, Nino D’Asero e Vincenzo Vinciullo, protestano per «l’ennesima sciatteria del Governo che nuoce ai siciliani». Il riferimento è al disegno di legge sull’esercizio provvisorio che il Governo non ha ancora presentato. «Questo – sottolineano i due deputati – rischia di far saltare i tempi e l’approvazione prevista entro il 30 del mese. Con tutte le conseguenze negative che graverebbero su servizi e su molti stipendi».

In quest’ultimo passaggio, D’Asero e Vinciullo fanno balenare l’ipotesi che il Governo Crocetta, tra oggi e domani, non presenti l’esercizio provvisorio, creando un caso senza precedenti nella vita della Regione, perché l’esercizio provvisorio è un atto dovuto. E’ chiaro che la mancanza di esercizio provvisorio bloccherebbe totalmente la spesa regionale.         

Giulio Ambrosetti

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