LA QUESTIONE NON E’ NUOVA. E I DIRIGENTI DEL COBAS-CODIR E DEL SADIRS TORNANO A PORRE LA QUESTIONE ALL’ASSESSORATO ALLA FUNZIONE PUBBLICA. SI NEGA A 5 MILA PERSONE LA POSSIBILITA’ DI UTILIZZARE QUESTE RISORSE PER LE CURE MEDICHE E L’ACQUISTO DELLA PRIMA CASA
Stando a quello che si legge in un comunicato del Cobas-Codire del Sadirs, negli uffici della Regione siciliana – rispetto al godimento di alcuni diritti – esisterebbero impiegati di seria “A” e impiegati di serie “B”.
“Nella Regione siciliana – si legge nel comunicato – succede anche questo: ad oltre 5000 dipendenti (che vivono con stipendi mensili di 1000 euro) non viene riconosciuto il diritto all’anticipazione del Tfr (Trattamento di fine rapporto) di cui, invece, gode tutto il resto del personale, nonché tutti i dipendenti pubblici e privati”.
“Nello specifico – prosegue il comunicato – si parla del diritto sacrosanto di potere richiedere l’anticipazione del proprio Tfr per cure mediche per sé o per i propri familiari o per l’acquisto della prima casa che, incredibilmente, per dei cavilli burocratici, viene negato a tutti quei dipendenti che sono stati assunti dalla Regione siciliana a vario titolo a decorrere dall’1 gennaio 2001”.
“I dipendenti dell’Amministrazione regionale – si legge sempre nel comunicato – risultano, pertanto, suddivisi in due categorie a cui vengono applicati due diversi regimi di trattamento di fine servizio: più favorevole per coloro che sono stati assunti prima del 31 dicembre 2000 e che godono del ‘regime di buonuscita’; molto più penalizzante per coloro che sono stati assunti dopo tale data”.
“Tutto ciò – dichiarano Marcello Minio e Dario Matranga del Cobas/Codir e Fulvio Pantano del Sadirs – crea una situazione di grave disparità, tra tutti i dipendenti regionali (assunti prima il 31/12/2000), tutti i dipendenti privati (per i quali trova applicazione l’art. 2120 c.c.) e i dipendenti regionali assunti dall’1/1/2001, in violazione, fra l’altro, del principio di parità di trattamento contrattuale dei rapporti di lavoro, già previsto dall’art. 45 del D. Lgs. 165/2001 e più in generale, dalle norme statutarie in materia di personale”.
“Abbiamo più volte richiesto – continuano i sindacalisti – all’assessore alla Funzione pubblica di volere intervenire urgentemente sulla materia per porre fine finalmente a tale situazione che crea notevole disagio e che consente solo ad una parte di dipendenti di potere richiedere fino al 70% della somma accantonata per fronteggiare spese per cure mediche, a volte gravi e urgenti, per sé o per i componenti del proprio nucleo familiare”.
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