Regione siciliana: a due passi dal fallimento

Come abbiamo ampiamente previsto, la manovra approvata dall’Ars (peraltro in buona parte impugnata dal Commissario dello Stato) fa acqua da tutte le parti. Già dopo qualche giorno alcune categorie ‘scoprono’ che la coperta è corta e che loro sono fuori dalla ‘coperta’.

Succede con le Province che, lo ricordiamo, non sono state abolite, ma solo private, a patire dal gennaio del prossimo anno, degli organi di rappresentanza politico-elettiva: il presidente e gli assessori (questi ultimi in realtà, lo nomina il presidente della Provincia) e i consiglieri provinciali. Qualcuno ha fatto notare ai tanti dipendenti delle nove Province dell’Isola che, per pagare gli stipendi, manca almeno in 50 per cento dei trasferimenti.

Non va meglio ai Comuni. Ieri si sono ‘svegliati’i rappresentanti dell’Anci Sicilia. Dopo essere rimasti zitti per tutta la sessione di Bilancio, la presidenza dell’Anci siciliana – che è una strana presidenza, visto che il presidente, Giacomo Scala, non è Sindaco, ma solo ex Sindaco di Alcamo – ha finalmente scoperto che quest’anno i Comuni siciliani rischiano di non potere pagare gli stipendi ai dipendenti.

Poi ci sono tutte le Associazioni, Fondazioni e, in generale, tutte le Istituzioni culturali che sono rimaste senza sostegno finanziario. Tra questi ci sono importantissimi musei e alcuni Teatri. Tutto bloccato con l’impugnativa della Tabella H.

Lo stesso discorso per le Associazioni e, in generale, per le Istituzioni che operano nel sociale. Sono, per capirci, le Associazioni che si occupano degli ultimi: cioè di quelli che non hanno nemmeno i soldi per mangiare. Soggetti che la nostra politica siciliana tiene nella Tabella H.

Ricordiamo che, anche l’anno passato, la Tabella H è stata impugnata dal Commissario dello Stato. Più della metà dei soggetti si sono salvati. Ma la Regione, nella stragrande maggioranza dei casi, non ha mai erogato il contributo 2012.

Il risultato è che, l’anno scorso, queste Istituzioni culturali e sociali hanno operato con grandi sacrifici con i risparmi degli anni passati. Adesso i risparmi sono finiti. E molte di queste Istituzioni, se non interverrà la Regione, chiuderanno i battenti (alcune hanno già chiuso).

Non vanno dimenticati, poi, i ‘risparmi’ che l’attuale Governo regionale sta promuovendo con il taglio di 28 Punti nascita. Eh già, perché adesso in Sicilia – nella Sicilia del presidente Rosario Crocetta e dell’assessore all’Economia Bianchi, il ‘meridionalista’ mandatoci da Roma – si risparmia sulle donne in gravidanza.

Molte di queste non possono dare al mondo i propri figli nei luoghi dove vivono, ma vengono sbattute di qua e di là, naturalmente a proprie spese. Cosa che sta succedendo alle donne in gravidanza di Pantelleria.

Perché succede tutto questo? Durante l’approvazione di Bilancio e Finanziaria l’abbiamo scritto più volte: perché il Governo nazionale ha deciso di tenersi 800 milioni di euro dal bilancio della Regione. Attenzione: non si tratta di soldi di ‘competenza’, ma di 800 milioni di euro tolti dal bilancio dei ‘cassa’ della Regione. Questo ha fatto saltare tutti i conti.

A questo prelievo forzoso, che il Governo nazionale ha imposto impartendo l’ordine, all’Agenzia delle Entrate, di trattenersi dalle tasse pagate dai siciliani 800 milioni di euro, il Governo di Rosario Crocetta non si è opposto.

Abbiamo assistito, anzi, a una sceneggiata. L’assessore regionale all’Economia, Luca Bianchi, prima ha detto che, in cambio, lo Stato ci ‘concedeva’ l’applicazione dell’articolo 37 dello Statuto. Bianchi, una sorta di agente del Governo nazionale inviato in Sicilia da Roma, un personaggio che l’ ‘ascaro’ presidente Crocetta si tiene in Giunta, pensava che i siciliani si sarebbero accontentati delle sue ‘tesi’.

Fatti quattro conti – grazie anche al professore Massimo Costa – abbiamo appurato che l’applicazione dell’articolo 37 dello Statuto siciliano (far pagare alle imprese con stabilimenti in Sicilia, ma sede sociale nel Nord Italia, le imposte nella nostra Regione, visto che fino ad oggi hanno inquinato la Sicilia, ma pagato le imposte nel Nord Italia, soprattutto nella ricca Lombardia), dovrebbe far arrivare nelle ‘casse’ della Regione almeno 4 miliardi di euro.

Quando abbiamo ‘sgamato’ le bugia di Crocetta e Bianchi sull’articolo 37, il presidente della Regione e l’assessore all’Economia non hanno più parlato dell’applicazione di questa parte dello Statuto. Silenzio assoluto. La prova che, quando sbandieravano l’applicazione dell’articolo 37 in affollate conferenze stampa, raccontavano solo favole.

I Comuni e le Province senza soldi, le Istituzioni culturali abbandonate, le Associazioni che operano nel sociale lasciate senza risorse, le donne in gravidanza di Pantelleria e di altri 27 centri della Sicilia già disagiati lasciate senza Punti nascita sono solo i primi sintomi di una questione sociale che, in Sicilia, sta per esplodere.

Il Governo di Rosario Crocetta e dell’assessore Bianchi avrebbe dovuto contestare subito il taglio di 800 milioni di euro dalle ‘casse’ della Regione siciliana. Anche perché questi soldi non verranno utilizzati per ‘risanare’ il nostro Paese, ma per foraggiare le banche e la finanza speculativa.

Il presidente Crocetta si è piegato agli interessi romani. Non possiamo dire altrettanto dell’assessore Bianchi, visto che è stato mandato da Roma per massacrare le finanze della nostra Isola.

Ma abbiamo il dovere di avvertire i siciliani che i primi responsabili di tutto quello che sta succedendo – e soprattutto di quello che succederà nelle prossime settimane e nei prossimi mesi in Sicilia – sono questi due signori.

Ed è perfettamente inutile, presidente Crocetta e assessore Bianchi, continuare a ‘spremere’ – come state facendo in questo momento – le famiglie e le imprese siciliane, tagliando servizi (per esempio i 28 Punti nascita) e chiedendo indietro i soldi. Per un motivo semplice: perché dopo sei mesi circa di Governo avete sì tutelato i vostri affari e i vostri sodali, ma avete messo in ginocchio la Sicilia.

Vedremo che succederà nelle prossime settimane, quando altre e ben più corpose categorie sociali scopriranno che i soldi non ci sono perché il Governo regionale se li è fatti scippare da Roma. L’importante è capire e sapere, sin da ora, chi sono i responsabili – a Roma e in Sicilia – di questo disastro economico e sociale.

Domani è l’anniversario dell’Autonomia siciliana. Il presidente Crocetta e l’assessore Bianchi, con la pessima manovra 2013, hanno trasformato questa ricorrenza nella “Festa degli ascari”: la festa di questo inutile e dannoso Governo regionale. 

 

Giulio Ambrosetti

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