Regione: per i dipendenti «prima il lavoro, poi le ferie»  Per i sindacati «sfera psicologica messa a dura prova»

«Prima il dovere, poi il piacere». O meglio: «Prima il lavoro, poi le ferie». Potrebbe essere questo il claim della disposizione di servizio con cui il dirigente generale del dipartimento regionale all’Energia Tuccio D’Urso ha sospeso i congedi di tutto il personale fino al 15 agosto «al fine di sostenere la critica situazione economica regionale – si legge nella circolare – attraverso lo smaltimento dell’eventuale arretrato e delle pratiche in corso di istruttoria». Un documento protocollato lo scoros 28 luglio che è diventato il pomo della discordia sul tavolo regionale. Specie quando, due giorni dopo, su quello stesso tavolo, arriva una nota con cui Cgil, Cisl, Uil e Sadirs (il sindacato dei dipendenti regionali) vogliono «rammentare che le ferie sono un diritto irrinunciabile del dipendente, contrattualmente garantito […] ispirato da ragioni che traggono origine dall’esistenza di tutela dell’integrità fisica e dello stato di salute, comprensivo – scrivono le segreterie regionali delle sigle sindacali nella nota – anche di quello afferente alla sfera psicologica, messa a dura prova in un periodo contrassegnato dall’attuale emergenza sanitaria». 

Dopo quasi quattro mesi di lockdown e smartworking, D’urso ha chiesto ai dipendenti regionali di tornare in ufficio e rimandare le ferie «perché ci sono degli obiettivi importanti che è necessario raggiungere entro ferragosto», spiega il dirigente a MeridioNews sottolineando che «nessun diritto è stato negato visto che le ferie sarebbero non annullate ma solo rinviate». I motivi dell’esigenza di posticipare sono spiegati già nella circolare punto per punto, servizio per servizio. «È inutile negare che siamo un’amministrazione non organizzata per il lavoro a distanza e, quindi, senza la presenza fisica negli uffici nei mesi passati non si è riusciti a rispettare i tempi di molte scadenze». La mancanza degli archivi informatizzati, solo per dirne una, ha rallentato di molto il lavoro e, così, si è accumulato dell’arretrato che non può essere rimandato

«Il tema centrale sono i 560 milioni di euro di fondi comunitari – spiega il dirigente – da distribuire per l’efficientamento energetico dell’edilizia pubblica, dell’illuminazione. Poi c’è la questione delle autorizzazione per le rinnovabili, le pratiche per le certificazioni sul consumo energetico. Ritardi e mancati riscontri che avrebbero ripercussioni pesanti sia sui Comuni che sulle imprese». Solo dopo avere assicurato che non ci sono arretrati, il personale potrà godere delle ferie. «A chi ha ultimato il lavoro – sottolinea il dirigente – le ho anche già concesse mentre ho richiamato a tornare in ufficio alcuni dipendente che, dal lockdown, sono ancora rimasti a casa». 

Un’iniziativa quella di D’Urso che è stata pienamente condivisa dal presidente della Regione Nello Musumeci. «Il diritto dei lavoratori alla ferie è incontestabile – ha affermato – ma chi lavora nella pubblica amministrazione deve pensare innanzitutto alle esigenze degli altri e alle conseguenze che ogni azione comporta al di fuori del palazzo». Per Musumeci è giusto che il dirigente «richiami i dipendenti alle proprie responsabilità, se rimandare di qualche settimana il godimento delle ferie può servire a non bloccare in ufficio procedure essenziali per imprese ed enti locali». Intanto, però, i sindacati rivendicano il «sacrosanto diritto del lavoratore a godere di un giusto periodo di riposo» e, per questo, hanno diffidato D’Urso a «provvedere all’immediato ritiro del provvedimento» e hanno invitato i dirigenti delle aree e dei servizi a «mantenere i piani ferie predisposti». In caso contrario, si dicono pronti a intervenire «con tutti gli strumenti a disposizione, compresi quelli giudiziari, per garantire i diritti dei dipendenti». 

Marta Silvestre

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