Regione, corsa contro il tempo per l’esercizio provvisorio Si profila una riduzione delle entrate di circa un miliardo

Nei Palazzi della politica siciliana si apre oggi la corsa contro il tempo: approvare l’esercizio provvisorio entro il 31 dicembre. Ciò significa che il Governo regionale di Rosario Crocetta dovrà presentare a tamburo battente il disegno di legge su Bilancio e Finanziaria 2015, senza il quale è impossibile il ricorso al Bilancio in dodicesimi. Si sa che domani l’assessore all’Economia, Alessandro Baccei, ha convocato a Palermo una conferenza stampa. Con molta probabilità, sarà l’occasione per capire qualcosa in più. Anche se già le prime indiscrezioni raccontano di una grande difficoltà a far quadrare i conti del Bilancio di previsione, anche la preventivata riduzione delle entrate, che sembra oscilli intorno al miliardo di euro. 

La stima sembra piuttosto ottimistica. E’ di queste ore la notizia del taglio dei fondi Pac (Piano di azione e coesione) destinati alla Sicilia. Lo hanno deciso il Governo Renzi e il Parlamento nazionale. Un colpo tremendo per la già boccheggiante economia dell’Isola. La cifra che la Regione perde si conoscerà, con precisione, dopo l’ultimo passaggio della legge di Stabilità dalla Camera dei deputati. Anche se, come abbiamo raccontato ieri, l’ANCI Sicilia ipotizza un taglio di quasi un miliardo di euro. 

In questo scenario è quasi automatico che le entrate della Regione subiscano una flessione. Negli ultimi due anni l’economia siciliana è andata indietro. Negli ultimi dodici mesi, poi, l’accelerazione della crisi economica siciliana è stata tremenda. C’è, è noto, un contesto internazionale e nazionale sfavorevole. Ma la Regione ha messo del suo. Basti pensare alla mancata spesa dei fondi europei e gli stessi fondi Pac non utilizzati (questi ultimi, come già detto, sono stati in buona parte tagliati del Governo Renzi per essere distribuiti in massima parte nel Centro Nord Italia come sgravi per le imprese).

Quando la crisi economica morde, questo va da sé, il gettito fiscale diminuisce. Ed è anche logico: se le imprese non crescono o – come avviene in Sicilia – chiudono a ripetizione, diminuiscono automaticamente le entrate. Stando a indiscrezioni, come già accennato, il calo complessivo del gettito, nella nostra Regione, dovrebbe essere intorno al miliardo di euro. Ma c’è chi dice che la cifra potrebbe essere sensibilmente più alta. 

Resta da capire come verrà messa a punto lo schema di Bilancio preventivo 2015. Intanto bisognerebbe capire qual è la proiezione triennale. A questo dovrebbe rispondere il Dpef (Documento di programmazione economica e finanziaria che, a breve, dovrebbe prendere il nome di Def, Documento di economia e finanza), che, stando alla legge, dovrebbe essere presentato prima del disegno di legge di Bilancio e Finanziaria, proprio perché è in base al Dpef che dovrebbe vedere la luce la manovra economica e finanziaria dell’anno successivo. 

Ovviamente, tutto questo vale in una Regione normale. Ma non in Sicilia dove, ormai da qualche anno, si va avanti in un clima di grande confusione. Quest’anno – come detto all’inizio – negli ultimi dieci giorni dell’anno il Governo non ha ancora presentato né Dpef, né disegno di legge su Bilancio e Finanziaria. 

Non è la prima volta che l’Assemblea regionale siciliana discute a approva l’esercizio provvisorio nell’ultima settimana dell’anno. E’ successo anche durante i Governi di Totò Cuffaro, come ha ricordato qualche giorno fa il decano dei cronisti parlamentari siciliani, Giovanni Ciancimino, nella tradizionale conferenza stampa di Natale del presidente dell’Ars, Giovanni Ardizzone. Addirittura, nel 1996, furono le opposizioni a presentare il disegno di legge sull’esercizio provvisorio, perché l’allora presidente della Regione, Giuseppe Provenzano, non avrebbe voluto fare ricorso al Bilancio in dodicesimi. 

La novità di quest’anno è rappresentata dall’assenza, a fine dicembre, di Dpef e di disegno di legge su Bilancio e Finanziaria. Con molta probabilità, il Governo potrebbe aver condotto l’Ars agli ultimi giorni dell’anno per tentare qualche forzatura. Cosa? Si sussurra, per esempio, che molti dei capitoli del Bilancio a legislazione vigente potrebbero venire trasferiti in Finanziaria. Una manovra un po’ temeraria, perché una legge vigente può essere abolita solo con un’altra legge che la cancelli.

Il Governo potrebbe tentare, insomma, il ricorso a una legge omnibus, infilando dentro non soltanto norme finanziarie, ma anche norme per la riforma di alcuni settori dell’Amministrazione. Se sarà così, si profilerà uno scontro con l’Ars, perché ogni legge di settore – anche se infilata nella Finanziaria – deve passare dalla Commissione legislativa di merito, per essere discussa e approvata.

Insomma, il dubbio è che se il Governo metterà a punto una legge omnibus, la presidenza dell’Ars sarà costretta a stralciare le norme che hanno poco o punto a che vedere con la manovra economica e finanziaria.     

Quanto ai conti, lo schema dovrebbe essere noto. Fino a qualche giorno fa si parlava di un buco di competenza di circa 3 miliardi di euro. Ora il buco sarebbe diventato di circa 2 miliardi di euro. Nel Bilancio di previsione il Governo dovrà indicare dove trovare questi due miliardi di euro. Che potranno essere reperiti o da nuove entrate, o da altri tagli. Nuove entrate sembrano improbabili, alla luce dei tagli delle risorse Pac e della già citata crisi dell’economia siciliana. Non resterà che ipotizzare nuovi tagli. 

Le vittime predestinate sembrano, tanto per cambiare, i dipendenti regionali (in testa la dirigenza, con probabili ricorsi), i 24 mila precari degli enti locali, gli operai della Forestale, la sanità siciliana ridotta ormai a un colabrodo e i pensionati della Regione. 

La Regione non ha un proprio fondo pensioni. O meglio, ne ha ricostituito uno nel 2009, ma non l’ha mai alimentato. Ciò significa che le pensioni dei dipendenti della Regione si pagano con i fondi del Bilancio regionale. Su certi siti si legge che il costo di queste pensioni verrebbe passato all’Inps. Notizia un po’ strana, se non strampalata. Perché mai, infatti, lo Stato si dovrebbe caricare il costo di queste pensioni, che non è proprio leggerissimo. 

Domani su questo e su altri argomenti ne sapremo di più.  

      

Giulio Ambrosetti

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