È stata una giornata lunghissima, per il governo regionale. Iniziata con le critiche degli alleati leghisti in Sicilia, a proposito dei tagli ai fondi per la disabilità, e conclusa con la notizia delle dimissioni di Massimo Dell’Utri da amministratore unico di Sicilia Digitale. Una nomina, quella di Dell’Utri, che era arrivata appena qualche mese fa, nel settembre dello scorso anno. Ma sembra che già da tempo l’avvocato palermitano vicino a Saverio Romano stesse valutando l’ipotesi di tornare alla sua professione.
A indurre alle dimissioni Dell’Utri sarebbe stato il mancato impegno da parte del governo regionale nel rilancio della società partecipata che si occupa del settore informatico: nessuna traccia di fondi per ripianare i conti né nel bilancio presentato dal governo in Assemblea, né nel testo collegato alla Finanziaria. Segno, in soldoni, di come «il presidente – sostengono fonti vicine al governatore – abbia in animo di chiudere la società». I ben informati dicono che le dimissioni sarebbero state ufficializzate già martedì sera, ma c’è anche chi sostiene che la proverbiale goccia che avrebbe fatto traboccare il vaso sarebbe stata la nota inviata nel pomeriggio di ieri da palazzo d’Orleans in cui si annuncia la sigla del protocollo d’intesa tra la Sicilia e la Liguria su Agenda Digitale.
Una dinamica abbastanza diversa dal protocollo d’intesa siglato invece sul 118 tra Sicilia e Lombardia, quando furono coinvolte le due società partecipate, rispettivamente Seus e Areu. Un segnale, che sarebbe stato letto appunto come l’ennesima goccia. E che avrebbe portato a quella che da diverse parti viene data come «una scelta personale» di Dell’Utri. Talmente personale da aver innervosito, raccontano dalle retrovie, lo stesso Saverio Romano.
Ma quello di Sicilia Digitale non è stato l’unico caso a tenere banco nella lunga giornata politica. Intanto per i nervi tesi nella coalizione di governo. I segnali sono arrivati a singhiozzi, tutti apparentemente slegati. Nell’ordine, appunto, la dura reprimenda della Lega (firmata dal coordinatore palermitano Igor Gelarda e non dal deputato Tony Rizzotto) sui tagli ai fondi dei disabili, mentre tra i corridoi del Palazzo il chiacchiericcio sull’imminente costituzione di un gruppo leghista all’Ars è sempre più insistente.
E poi il «caso Partinico» (dove è stata ufficializzata la nuova giunta), che ha scatenato l’ira di Saverio Romano e di Vincenzo Figuccia, estendendo le critiche ben al di fuori dei confini del Comune alle porte del Palermitano. Romano ha parlato di «decisioni politiche che risultano incomprensibili e che erodono una maggioranza che molto probabilmente oggi non esiste più». Figuccia si spinge oltre e dice che a Partinico «avevamo provato a creare un modello di governo sulle basi di una coalizione di centrodestra».
E ancora, la rinuncia alla candidatura alle Europee da parte di Giulio Tantillo (Forza Italia), annunciata a fine anno dal teatro Savio di Palermo da Gianfranco Micciché e Giuseppe Milazzo. Tantillo, nell’annunciare il ritiro, precisa però che «il gruppo a cui ho sempre fatto riferimento, saprà trovare un candidato autorevole che possa rappresentare i nostri valori di libertà in Europa». Altri segnali. Questa volta interni a Forza Italia, dove il clima in vista delle Europee è tutt’altro che sereno.
Ad agitare gli animi della coalizione, da una parte l’annunciato rimpasto (che secondo qualcuno potrebbe limitarsi al solo cambio tra Mariella Ippolito e Antonio Scavone alla Famiglia), ma anche le preoccupazioni sulla Finanziaria. Un fronte rispetto al quale l’unica via sembra appunto la presentazione di una legge di Stabilità assolutamente snella. Ieri pomeriggio, ecco una riunione tecnica per fare il punto sulla manovra economica alla presenza del governatore, del ragioniere generale, Giovanni Bologna, e del presidente della Commissione Bilancio all’Ars, Riccardo Savona. Entro la fine della settimana, da quanto filtra, gli uffici della Commissione Bilancio esamineranno la relazione che verrà inviata dalla Ragioneria generale della Regione.
A quel punto l’Assemblea verrebbe chiamata a votare a strettissimo giro un bilancio che sarebbe a questo punto assolutamente tecnico, addirittura senza ricorrere all’esercizio provvisorio. E il collegato alla Finanziaria? Anche quello appare fortemente in bilico e le sue sorti dipenderanno dalle risorse che resteranno disponibili. Ma c’è anche chi non esclude che potrebbe essere ritirato del tutto.
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