«Ritengo che ovviamente il percorso che lui ha intrapreso sia incompatibile con il ruolo che ha attualmente». Lo dice – a denti stretti – Salvo Pogliese, coordinatore di Forza Italia in provincia di Catania, a margine di una manifestazione elettorale di ieri. Il riferimento è per Alessandro Porto, il consigliere comunale che, negli ultimi giorni, si è preso la scena politica con un cambio di casacca tanto repentino quanto spiazzante. L’ex autonomista è finora stato una delle punte di diamante della maggioranza del sindaco Enzo Bianco, da capogruppo della forza (Con Bianco per Catania) che, in aula, porta il cognome dell’ex ministro del Pd persino nella sua denominazione. Una militanza che non aveva lasciato spazio a esitazioni, fino all’aperto avallo dell’ipotesi dell’ennesima ricandidatura del primo cittadino – che ha seguito silente le giravolte in seno alla sua coalizione – alle prossime Amministrative. L’avventura delle Regionali del 5 novembre, però, Porto la vivrà con il simbolo del partito di Silvio Berlusconi.
Alla sua candidatura, infatti, l’ormai ex pupillo del sindaco lavorava da tempo. Ma lo squagliarsi del progetto Arcipelago Sicilia, la lista patrocinata da Leoluca Orlando a supporto del candidato presidente del centrosinistra Fabrizio Micari, aveva rischiato di far finire tutto alle ortiche. Porto avrebbe dovuto presentarsi in quel contenitore che però, senza la trasfusione di candidati dal Megafono di Crocetta, neppure sarebbe riuscito a vedere la luce. Si è così concretizzata una spettacolare capriola che ha catapultato Porto all’interno della coalizione di Nello Musumeci. Occupando la casella che, in Forza Italia, pare fosse stata lasciata libera per quel nipote di Raffaele Lombardo, Giuseppe, respinto dalla veemente rivolta dei colonnelli catanesi. Dopo il tentato abboccamento con l’Udc, fallito anch’esso per il veto degli altri candidati del rinvigorito scudocrociato, Alessandro Porto si è accasato ai tempi supplementari fra gli azzurri. Dove i malumori ci sono stati, ma senza che la linea inclusiva firmata Pogliese e Pippo Arcidiacono – ovvero porte aperte a nuove adesioni, senza sindacare troppo sulla loro eterogeneità – vacillasse mai realmente.
Le ripercussioni del migrazione di Porto, adesso, non potranno essere soltanto elettorali. In che modo il quadro politico al Comune di Catania, già di suo magmatico e dove solo quattro mesi fa il gruppo di Forza Italia era persino sparito per l’abbandono di Francesco Saglimbene, rifletterà le novità? Porto, candidato con il partito che nel 2018, contro Bianco, potrebbe candidare lo stesso Pogliese, si sfilerà in breve dalla leadership del gruppo Con Bianco per Catania? Sembrerebbe dinamica ovvia, ma non lo è, e infatti nulla si è ancora mosso, nonostante la traumaticità degli eventi. Pogliese non si nasconde nulla, pur prendendo tempo: «La cosa è maturata all’ultimo giorno e lui entra in Forza Italia come indipendente – dice l’europarlamentare – È una valutazione che faremo assieme, all’interno di un percorso assolutamente civico che noi abbiamo condiviso e apprezzato».
La chiave, per il momento, resta quella che fa il paio con «la scelta sofferta e ma necessaria» di cui ha parlato Porto in un comunicato: l’aspirante deputato è candidato civico e indipendente ospitato da FI. Tradotto: prima pensiamo a Palazzo dei Normanni. Per palazzo degli Elefanti, invece, si vedrà dal 6 novembre.
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