Il simbolo compare, il simbolo scompare. Per il resto stesso vulcano, stesso mare e pure la foto è uguale. La nuova scommessa politica di Riccardo Pellegrino, cinque anni dopo il primo tentativo di arrivare all’Ars, si tinge di giallo. L’ex consigliere comunale di Catania nel giro di undici giorni ha ufficializzato la candidatura alle Regionali con due grafiche, pubblicate sulla propria pagina di Facebook e che lette nella loro conseguenzialità suggerirebbero un passo indietro rispetto alla prima uscita. Il pomeriggio del 25 maggio, il volto di Pellegrino compariva accanto al simbolo dell’Udc. A completare il santino, con sfondo sul porto di Catania e l’Etna, c’erano il nome e il riferimento alla tornata elettorale. Domenica scorsa, invece, pochi minuti prima di mezzogiorno, sulla pagina del politico legato al rione San Cristoforo è comparso un nuovo santino: identico al primo, ma senza alcun riferimento a partiti politici.
La nuova grafica è stata accompagnata da un testo – assente nel primo caso – in cui Pellegrino fa capire di volersi intanto rivolgere alla base: «Credo da sempre che la Politica, quella con la P maiuscola, sia servizio – si legge nel post – E io sono pronto a mettermi al servizio della mia Terra. Sono pronto a servire i miei concittadini, i siciliani tutti, per essere parte attiva del cambiamento. Il programma? Avremo modo di discuterlo insieme: vi darò la mia visione e condividerò i miei progetti, ma prima di tutto voglio ascoltare voi. Se me ne darete la possibilità sarò il vostro rappresentante al parlamento siciliano. Sarò al vostro servizio con costanza e lealtà, come lo sono ogni giorno nel mio lavoro e come lo sono da sempre nell’impegno politico. Cambiamo rotta, facciamolo insieme», sono le parole di Pellegrino che nel 2017 non riuscì a essere eletto nonostante i 4427 voti ottenuti nella lista di Forza Italia. Un risultato che fu preceduto da settimane di polemiche dovute all’etichetta di «impresentabile» per via soprattutto dei guai giudiziari del fratello, condannato a nove anni per associazione mafiosa e attualmente in attesa del verdetto della Cassazione, dopo la celebrazione di un secondo processo d’appello.
Nel 2017, a mettere in discussione l’opportunità di candidare Pellegrino non erano stati soltanto i partiti avversari alla coalizione di centrodestra, ma anche Nello Musumeci: il futuro presidente della Regione a più riprese sottolineò di non volere voti da impresentabili ma senza riuscire a imporre la loro esclusione delle liste. Così alla fine Pellegrino riuscì a prendere parte alla competizione. Dopo la mancata elezione, l’allora consigliere tentò la candidatura in solitaria a sindaco di Catania, senza però andare oltre l’1,81 per cento. Pari a circa duemila preferenze in meno rispetto a quelle ottenute per le Regionali. Per quest’ultima tornata, Pellegrino è attualmente a processo per corruzione elettorale. Secondo la procura di Catania, avrebbe pagato i voti in giro per la provincia e poi, deluso dal risultato, avrebbe preteso la restituzione del cattivo investimento. I fatti, che sarebbero accaduti tra l’Acese e l’entroterra etnea, sono stati smentiti dai testimoni chiamati a deporre dai legali del politico. All’udienza, svoltasi venerdì, Pellegrino era presente così come raccontato da MeridioNews in un articolo pubblicato sabato mattina.
Poco più di 24 ore dopo, il candidato allo stato in cerca di collocazione in una lista ha pubblicato la nuova grafica senza simbolo dell’Udc. «Per quanto mi compete, ad oggi non mi risulta alcun candidato di nome Pellegrino alle Regionali. In questo momento ci stiamo dedicando alle Comunali», aveva fatto sapere a MeridioNews, poco dopo la pubblicazione dell’articolo, il coordinatore regionale dell’Unione di Centro Decio Terrana. Lo stesso ha dato un’ulteriore conferma nella giornata di domenica. «Ho verificato con il coordinatore provinciale di Catania e non c’è alcuna candidatura di Pellegrino nella nostra lista – ha aggiunto Terrana -. Al momento sono pochi ad avere certo un posto, tra cui il deputato uscente Giovanni Bulla. Per il resto tutte le scelte dovranno essere valutate da Roma, nessuno a livello locare può ufficializzare candidature». Parole che potrebbero aver generato la scelta di Pellegrino di riproporre il proprio nome senza accostarsi ad alcun partito. Per verificarlo MeridioNews ha tentato di contattare il politico catanese tramite il recapito telefonico che compare sulla sua pagina «personaggio politico». Il numero, però, rimanda a uno dei Caf che fanno capo a Pellegrino. «Non è in sede», ha spiegato una dipendente. Nel corso del processo, i testi convocati dall’avvocato difensore del politico etneo, alcuni dei quali lavoratori dei centri di assistenza fiscale, hanno assicurato che proprio nei Caf Pellegrino «non voleva si facesse politica, non c’erano né santini né manifesti».
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