Nove grandi sfide per la politica in Sicilia. Dalla povertà economica a quella educativa, dalla lotta alla criminalità alla tutela dell’ambiente, dalle carenze infrastrutturali al sostegno alle famiglie. Più che un semplice documento è un’agenda-programma quella che i fedeli laici della Diocesi di Catania hanno lanciato a coloro che si candidano alla presidenza della Regione ma anche a chi ambisce ad un seggio all’Assemblea Regionale Siciliana. Poco importa se alla fine si tratterà di inquilini di maggioranza o minoranza. Sono necessità davanti alle quali nessun amministratore, gestore della cosa pubblica può fare finta di non sapere o non vedere.
E poco importa se la prima uscita di questo atto è stata sottoscritta solo da associazione cattoliche, docenti universitari, giornalisti, uomini delle Istituzioni e parroci; quindi senza la firma in prima persona della Chiesa. La conclusione a cui vogliono arrivare include vigilanza e impegno per un ascolto e un dialogo continuo, competenza e coerenza etica, attuazione del principio di sussidiarietà. Elementi fondamentali per il sociale in una terra che ha vissuto e continua a vivere, sempre di più, uno scollamento tra chi siede nei palazzi del potere e chi fa i conti con la quotidianità. La pandemia da Covid19 ha fatto emergere tutto ciò e pure altro. Un monito, dunque, forse poco velato, dal quale occorre cogliere gli elementi per una rinascita.
Per questo i vescovi siciliani incontreranno, in un faccia a faccia, i candidati alla presidenza. Sarà l’occasione per capire chi guarda, con serietà, ai valori cristiani e non agli affari. Chi dal palco dice di parlare al popolo ma poi vuole attuare discriminazione. Un pericolo dal quale è possibile fuggire grazie al proprio voto. La povertà economica, con il 42 per cento delle famiglie in povertà assoluta, vive al Sud. La Sicilia registra il triste primato della dispersione scolastica. Ad aggravare la situazione, l’assenza di politiche di sviluppo a partire dagli investimenti nella scuola e nella formazione, dei lavoratori, di cui necessitano le imprese.
Carenza di asili nido, con l’8 per cento in terra sicula contro il 27 per cento della media nazionale, il tempo prolungato negli istituti siciliani al 7,5 per cento rispetto al 53 per cento del Piemonte. Sono tutti dati che fotografano una società destinata ad avvitarsi e senza la possibilità di uno sguardo differente al futuro. Inutile rispondere «non è competenza mia» come è accaduto anche negli ultimi mesi. I fedeli laici ricordano che si tratta di volontà.
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