Regionali, il Pd alla ricerca di un candidato di rottura Identikit porta a una donna, ma malumori su Nicolini

Lo spettro del Movimento Cinque Stelle, evidentemente, spaventa (e non poco) la politica siciliana. L’esperienza di governo targata Rosario Crocetta non ha certo consentito ai Democratici di accrescere i consensi e la possibilità che la strada che porta alla conquista di Palazzo d’Orleans sia una trazzera è tutt’altro che campata in aria.

La pazza idea di Matteo Renzi è chiara: il premier vuole una candidatura di rottura, che non rimandi in alcun modo all’esperienza di governo in atto, che sia fresca e che veicoli messaggi trasversali. Un’icona, insomma, esattamente come iconica è stata la candidatura di Crocetta cinque anni fa. Giusy Nicolini sarebbe un candidato talmente forte sotto il profilo comunicativo, da poter vantare come main sponsor il primo inquilino di Palazzo Chigi. Renzi ci crede, al punto da portare la sindaca di Lampedusa in delegazione alla Casa Bianca e da darle la parola sul palco di piazza del Popolo, durante la manifestazione nazionale per il sì al referendum. Ai più maliziosi non è sfuggito che l’unica foto della giornata pubblicata sul suo profilo Instagram dal portavoce del premier, Filippo Sensi, ritragga proprio la prima cittadina dell’isola più a sud d’Europa.

Ecco. I più maliziosi. A frenare l’entusiasmo di Renzi sono i democratici siciliani, affatto contenti di questa corsa in avanti che ha spiazzato un po’ tutti in casa Pd. Perché se sono tutti d’accordo nel voler cercare una candidatura di rottura, che non rimandi all’impopolarità del governo Crocetta e che, soprattutto, non se ne debba addossare le responsabilità, altrettanta condivisione raccolgono i dubbi attorno alla scelta della Nicolini. Amministratrice di grande spessore morale e impatto comunicativo, Nicolini però non è esattamente un esempio di fedeltà al suo partito, con il quale si è spesso scontrata per la sua linea indipendente. Insomma, dopo l’esperienza Crocetta, in molti si dicono indisponibili a imbattersi per la seconda volta negli stessi limiti dell’attuale governatore.

L’ipotesi che si fa spazio in queste ore sarebbe quella di un posto come capolista alle prossime Europee per la sindaca da record nell’accoglienza migranti. Ma non sarebbe quello delle migrazioni, il tema attorno a cui i democratici vorrebbero puntare per la campagna elettorale delle regionali. Una campagna che porterà alle urne gli elettori – è bene ricordarlo – immediatamente dopo le Amministrative in 159 Comuni siciliani e immediatamente prima delle Politiche. Insomma, le Regionali siciliane hanno un peso specifico molto alto e la scelta del candidato non è affatto da sottovalutare. Se, da una parte si pensa alle primarie, dall’altra un nome forte potrebbe mettere tutti d’accordo.

È evidente, in ogni caso, che prima del 4 dicembre, data in cui gli italiani saranno chiamati a decidere sul referendum costituzionale, tutte le ipotesi sono aperte. Dalla Nicolini al presidente del Senato, già procuratore nazionale antimafia, Pietro Grasso, fino al sottosegretario all’Istruzione, Davide Faraone, che da mesi gira le nove province presentando il suo libro Sottosopra, in una sorta di anteprima della campagna elettorale vera e propria.

C’è poi l’incognita Leoluca Orlando. Il presidente regionale dell’Anci punta tutto sul referendum: una vittoria del No in Sicilia gli aprirebbe nuovi varchi verso palazzo d’Orleans. Da un sindaco metropolitano a un altro, ecco che il nome di Enzo Bianco ritorna spesso in vista della corsa alla Regione. Ma i ben informati non hanno dubbi: alla fine nessuno di questi nomi dovrebbe trovare spazio sulle schede elettorali dei siciliani. Il prossimo candidato del Pd potrebbe essere una donna. Una candidatura di rottura, rispetto alla quale nessuno potrebbe opporre una questione morale, su cui non si possa scaricare il peso di questi anni, fuori dagli schemi e che sia la candidata di tutti. Il nome? All’ipotesi si sta già lavorando nella sede del Pd regionale, ma per il momento resta top secret.

Miriam Di Peri

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