Regionali, il M5s pronto a scrivere il programma Cancelleri: «Ecco la nostra ricetta per la Sicilia»

Stanno dialogando con l’Ance, coi medici di base, con le associazioni di categoria, la società civile e, chiaramente, con gli attivisti del Movimento. Hanno lanciato l’iDay e per un mese hanno girato le piazze siciliane, raccogliendo proposte e contributi per costruire insieme ai siciliani il programma partecipato. I sondaggi li danno in testa e loro, i cinquestelle in salsa sicula, ci credono davvero all’ipotesi di poter governare l’Isola. Mentre i partiti tradizionali negli ultimi mesi si sono affannati alla ricerca di alchimie politiche e alleanze, loro hanno studiato le carte. «Certo, quella di arrivare a governare è una delle ipotesi – ammette Giancarlo Cancelleri – ma al momento lavoriamo per immaginare concretamente cosa faremmo qualora riuscissimo a essere eletti».

Insomma, state già lavorando al programma.
«Siamo stati un mese nelle piazze con l’iDay, stiamo continuando sulla piattaforma online Rousseau, tutto questo chiaramente incastrato a quelli che sono stati i lavori in Assemblea e partendo dal programma con cui ci siamo presentati ai siciliani nel 2012».

Per esempio avete già in mente un nuovo piano dei rifiuti.
«Sì, ma stiamo anche pensando a un nuovo piano energetico, immaginando come guidare la Sicilia verso l’abbandono del combustibile fossile, dalle centrali a olio esausto fino a quelle a petrolio».

Su quali altri rami dell’amministrazione state lavorando?
«Intanto il sistema sanitario. Immaginando come dovrebbe essere la nuova rete ospedaliera, ma anche, ad esempio, come decongestionare i pronto soccorso. E poi la prevenzione, un tema sul quale qui ancora si fa poco o niente».

Voi, invece, come lo affrontereste?
«Intanto con un sistema di recall per i medici di base, come avviene in altri paesi europei. Il medico di base deve avere un rapporto diretto coi pazienti, richiamarli, ricordargli quali esami devono fare. Se un paziente tre anni fa ha eseguito una colonscopia, il medico di base deve ricordargli di fare un controllo per vedere se è tutto ok. Insomma, una rete di prevenzione sul territorio che partirà dai soggetti malati, ma con l’obiettivo di guardare a chi oggi non è malato».

Come immaginate invece di sfoltire il lavoro dei pronto soccorso?
«Dirottando i codici bianchi a delle case della salute. Cioè immaginando i medici di medicina generale impiegati in apposite strutture, che potrebbero diventare decongestionanti dei pronto soccorso. Spesso gli utenti si rivolgono all’ospedale per cose banali, in ragione di un servizio carente nei territori. Una casa della salute ogni 20mila abitanti aiuterebbe a smaltire i flussi. Quel che è chiaro è che la sanità così com’è in questo momento non funziona, qualcosa si deve cambiare. E soprattutto serve il personale, bisogna sbloccare i concorsi in sanità».

Rifiuti, energia, salute. Cos’altro?
«Gli enti locali. Quando siamo entrati in Assemblea, il bilancio destinava quasi 900 milioni ai Comuni, oggi siamo a 370 milioni di euro e non sappiamo ancora cosa succederà col bilancio 2017. Se continua così assisteremo a molti sindaci andare a consegnare la fascia al presidente della Regione perché non è messo in condizione di operare».

L’obiettivo è di tornare ai 900 milioni?
«Io spero che si possa arrivare almeno a 500, i Comuni sono per così dire il front office della Regione. Per l’aumento della bolletta o il taglio di un servizio, i cittadini vanno a protestare sotto l’ufficio del sindaco, ci vuole un po’ di responsabilità in più. La Regione deve fornire gli strumenti per il buon governo, poi sta ai sindaci amministrare bene o meno».

Dove si potrebbero recuperare nuove somme? Quali sono, secondo voi, gli sprechi più evidenti?
«Gli sprechi si annidano in molti capitoli, ma il punto secondo me è un altro. Crocetta si vanta di avere rimesso a posto il bilancio, ma se da un lato potrebbe essere vero, dall’altro il dato incontrovertibile è che sulla Regione pesano 9 miliardi di euro di indebitamento. Cioè, il bilancio può anche essere in regola, ma perché Crocetta ha acceso nuovi mutui. La Sicilia è tra le Regioni più indebitate del Paese, con un futuro ipotecato fino al 2045».

Statuto sì o statuto no? Il dibattito tra favorevoli e contrari è perennemente aperto.
«Io penso che con coraggio si possa e si debba utilizzare lo statuto siciliano, fino a ora usato dal sistema politico e non solo per difendersi dalla scure nazionale e garantire privilegi. Altre regioni a statuto autonomo funzionano molto meglio di quelle a statuto ordinario, quindi evidentemente si può, perché la Sicilia se ne dovrebbe privare? Ma, sia chiaro, elemosine non ne dobbiamo chiedere più. Bisogna fare un accordo di natura fiscale ed economica con lo Stato, accollandoci anche di pagare la spesa sanitaria interamente con fondi regionali, ma le accise regionali (Irpef, Iva, Irap) dovrebbero restare in Sicilia».

C’è già una divisione di ruoli all’interno del gruppo parlamentare, per stabilire chi si occuperà di cosa nella redazione del programma?
«Abbiamo mantenuto la stessa divisione che abbiamo all’interno delle commissioni parlamentari, per via delle competenze che ciascuno di noi ha acquisito in questi anni. Attenzione, però, non ci sono due o tre deputati che lavorano al programma, qua c’è il lavoro di centinaia di attivisti nel territorio. Puntiamo a costruire una nuova classe dirigente, oltre che con una funzione politica, anche con una funzione tecnica».

In tema col dibattito sulle nomine di questi giorni.
«Noi non piazzeremo uomini di partito nelle partecipate, piazzeremo persone competenti. La politica, per esempio, deve uscire dalla sanità. Abbiamo presentato un emendamento per introdurre lo spoil system nelle partecipate, in modo tale che a ogni nuova legislatura il governo possa scegliere se confermare o revocare le nomine».

Lei ne manterrebbe qualcuna?
«Metti che per un colpo di testa nomini qualcuno capace alla guida di qualcosa, perché no?». 

Miriam Di Peri

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