Regionali, entra nel vivo la corsa per le alleanze I partiti trattano, ma si va verso i percorsi civici

«Concordo con Orlando sul fatto che la migliore candidatura che la Sicilia possa augurarsi è quella di Piero Grasso». Non ci gira intorno il vicepresidente dell’Assemblea regionale, Giuseppe Lupo, nel day after dell’iniziativa che sancisce la rottura del Pd col governo Crocetta. A tagliare il cordone ombelicale tra l’ex sindaco di Gela e i vertici dem è stato il capogruppo del partito alla Camera, Ettore Rosato, che ha liquidato l’esperienza di governo in atto dalle parti di Palazzo d’Orleans come un capitolo chiuso.

Ma passata l’euforia, restano i cocci. E Lupo – che i rumors vorrebbero in realtà come molto vicino a ricevere l’investitura per la candidatura alla presidenza della Regione – pensa bene di riaprire la partita attorno alla seconda carica dello Stato, con un post affidato ai social. «L’esperienza di Palermo – prosegue Lupo – dimostra che il centrosinistra e i moderati uniti dalla condivisione di un programma rappresentano una coalizione vincente e ciò vale anche per le prossime elezioni regionali». Insomma, a tutti fa gola poter tentare lo stesso percorso risultato vincente a Palermo, ma senza la disponibilità di Grasso si fatica a trovare un altro nome. Dal canto suo, Lupo si concede il lusso di rimettere in ballo il nome di Grasso – su cui sembrerebbe andare avanti il pressing del Pd – anche alla luce del fatto che il diniego del presidente del Senato ha sancito il ritorno di Davide Faraone, impegnato nella campagna Si va casa per casa in giro per i 390 comuni siciliani. 

E se i dem non si arrendono e tornano alla carica con l’ex procuratore nazionale antimafia, quest’ultimo nel frattempo ha passato il testimone a Leoluca Orlando. Il sindaco di Palermo ha lanciato la lista dei territori, nata dal percorso costruito all’interno dell’Anci Sicilia, ma azzoppata dalla norma che prevede l’incandidabilità per chi ricopre un ruolo esecutivo nelle amministrazioni con più di 20mila abitanti, a meno di dimissioni entro i sei mesi dal giorno del voto. In soldoni, sindaci o assessori comunali delle grandi città che avessero voluto seguire Orlando candidandosi alle regionali avrebbero dovuto dimettersi entro il 5 maggio. Resta, dunque, il piano b: trasformare il partito dei sindaci nella lista dei territori, cercando di individuare quei profili che si sono spesi in precise battaglie politiche e sociali.

Gli altri alleati, intanto, restano alla finestra a guardare. A cominciare dai Centristi di D’Alia che, dopo essersi smarcati dall’esecutivo regionale, hanno scelto la via dell’osservatore interessato. Se guardino più a destra o più a sinistra, in fondo non è ancora chiaro neanche a loro. Di certo, resta l’interesse di tutti i partiti per un percorso di civismo politico, che porta davanti a un bivio persino il centrodestra di Gianfranco Micciché e Forza Italia. Le ipotesi in campo, da quella parte, sono due: Angelino Alfano o Nello Musumeci. I più informati sono pronti a scommettere che l’interesse attorno a quest’ultimo sia tutt’altro che scemato. Al contrario, l’ex presidente della commissione Antimafia potrebbe farsi carico di una coalizione libera da paletti partitici per riproporre – per certi versi con più efficacia di Alfano – una proposta civica e liberista che potrebbe aggregare a destra molto più di un profilo partitico.

In mezzo resta il nome di Roberto Lagalla, che ritorna tanto nelle segrete stanze del centrosinistra quanto in quelle del centrodestra. L’ex rettore dell’Ateneo palermitano dal canto suo, dopo il lancio della sua candidatura, resta in sordina, in questa partita a scacchi giocata sui nasi dei siciliani, impegnati intanto a godersi il mare e programmare le vacanze.

Ma i tempi stringono. E se Orlando proprio ieri ha avanzato la proposta di partire con la costruzione del programma dal prossimo 10 luglio, per molti sarebbe già troppo tardi. Addirittura un giorno dopo l’investitura pentastellata. Sarà il 9 luglio, infatti, il giorno in cui verranno annunciati i risultati delle Regionarie online dei cinquestelle siciliani, con il nome del candidato alla presidenza della Regione che sarà annunciato da Beppe Grillo dal palco del Castello a Mare di Palermo.

Fuori dalle larghe coalizioni, nel frattempo, un pezzo di sinistra tenta di riorganizzarsi. E lo fa lanciando il nome dell’editore Ottavio Navarra, già deputato nazionale ed esponente del movimento della Pantera negli anni ’90 a Palermo. Insomma, i giochi sono aperti e in questo momento in pochi sarebbero pronti a scommettere su come potrà concludersi. E se nessuno sembra intenzionato ad arrivare a settembre impreparato, tolta la pausa di agosto, resta meno di un mese per definire i confini politici della campagna elettorale d’autunno.

Miriam Di Peri

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