Regionali, dal colloquio di lavoro all’offerta per i seggi «Chiedeva di fare la rappresentante di lista a Petrina»

«L’annuncio online diceva che erano alla ricerca di segretari amministrativi: ho mandato il curriculum, un paio di settimane dopo mi hanno contattata e sono stata chiamata per fare un colloquio, che è stato fissato per il giorno dopo». A parlare è Silvia, nome di fantasia, che alcuni giorni fa si è sentita fare un’offerta di lavoro come non se ne vedono tante, in Sicilia: la possibilità di scegliere tra un part-time o un full-time, a 600 o 1200 euro al mese, con un contratto a tempo indeterminato da firmare superato il primo mese di prova. «Mi sono accorta subito che c’era qualcosa di strano: il colloquio è durato pochi minuti e alla fine mi hanno chiesto se mi interessasse fare la rappresentante di lista per un candidato alle elezioni regionali del 5 novembre, non ricordo il nome di chi perché non lo conoscevo. Mi hanno detto che l’8 ottobre il candidato avrebbe incontrato i rappresentanti e che per la domenica delle votazioni sarebbe stato previsto un rimborso spese, non ricordo se di 25 o di 50 euro. Ho detto che non m’interessava e sul mio curriculum la persona che mi ha fatto il colloquio ha scritto “No rappresentante di lista“. Poi mi ha salutata e mi ha detto che mi avrebbero fatto sapere. Forse a fine novembre». Nella stanza di fronte a quella dei colloqui, secondo la testimonianza di Silvia, c’era quella del politico in questione, poi riconosciuto da una fotografia. «Era il consigliere comunale Francesco Petrina», che aspira a un posto a Palazzo dei Normanni tra le file dell’Udc. Perché offrire un ruolo da rappresentante di lista durante un colloquio di lavoro? «Perché no?», replica Petrina, raggiunto da MeridioNews.

La sede del colloquio sostenuto da Silvia è via Plebiscito 703: una grande villa a pochi metri dall’ingresso del pronto soccorso dell’ospedale Vittorio Emanuele. Un indirizzo scelto dal consigliere Petrina come sua segreteria politica nel corso di questa competizione elettorale. Quando la donna arriva, in cerca di un posto di lavoro, attende qualche istante: gli appuntamenti, le sembra di intuire, sono molti. «Non c’erano etichette sul citofono né niente che facesse capire quale fosse l’azienda del colloquio». Lei il curriculum lo aveva inviato qualche settimana prima tramite un portale dedicato, su cui l’avviso di ricerca risulta pubblicato una prima volta il 20 settembre e una seconda volta il 3 ottobre. Il numero di telefono che contatta Silvia emerge essere collegato alla Gli umbertini srl, società che gestisce l’omonimo ristorante di piazza Vittorio Emanuele III, meglio nota come piazza Umberto. Impresa che, per il 95 per cento, è di proprietà proprio di Francesco Petrina. Un altro tentativo nel mondo della ristorazione: di lui, infatti, si è parlato a proposito dell’Etna bargestito da una società da lui fondata e poi abbandonata, e successivamente sequestrato dalle forze dell’ordine perché ritenuto nell’orbita del clan Cappello di Catania. «Non sapevo quale fosse l’offerta per cui mi chiamavano – ricorda Silvia – Così ho fatto delle domande. Mi è stato detto che non mi si poteva dire qual era l’azienda per cui si cercava, mi è stato garantito solo che il posto di lavoro era in centro ma non nello stesso spazio in cui si stava svolgendo il colloquio, e che era una grossa azienda del settore alimentare». 

Davanti all’esaminatore, ricorda Silvia, c’era un foglio con tanti nomi e diversi orari, vicini gli uni tra gli altri. «Forse altri appuntamenti», suppone lei. A telefonare per proporre la propria candidatura ieri la risposta è negativa: «Per ora non stiamo più cercando, abbiamo bloccato i colloqui – dice una donna al telefono – Ne abbiamo fatti all’incirca 500, dobbiamo vedere se tra questi 500 c’è la persona che rispecchia le nostre aspettative». «Del mio curriculum mi hanno chiesto davvero poco: se sapevo usare programmi di scrittura al computer, compilare assegni e se ero disponibile ad andare ogni tanto alla posta». Poi l’offerta per fare la rappresentante di una lista alle prossime elezioni. «Io ho cercato rappresentanti anche nelle parrocchie», sostiene il consigliere Petrina. Rintracciato da MeridioNews nel pomeriggio di ieri, prima dice di non essere a conoscenza della situazione e poi difende la decisione di chiedere la disponibilità dei cittadini anche durante colloqui di lavoro: «All’inizio non avevo capito bene di cosa parlavamo, adesso che me l’avete spiegato bene lo so – dichiara – Posso cercarlo anche dal panettiere. Io sono un uomo di chiesa, ho una certa sensibilità, do quest’opportunità anche alle persone povere». Di lavoro da fare ce n’è tanto: per le elezioni regionali, spiega Petrina, sono centinaia le persone che servono. «Io non pago nessuno, sarà poi il partito a decidere se dare eventualmente un rimborso spese». 

Quando gli domandiamo se lui fosse presente ai colloqui di lavoro, preferisce non rispondere. «Sono domande inquisitorie – dice – State partendo da una suppositio demoniaca che non posso condividere. Non è che se uno non vuole fare il rappresentante di lista io lo posso costringere. Se uno ha un curriculum valido e tante esperienze lavorative ed è una persona in gamba io lo metto nella mia società. Cosa mi interessa? C’è una mia banconista nella cui famiglia sono tutti comunisti, non mi porta neanche un voto, che fa? La licenzio? È una questione di serietà. Non c’è niente di malvagio». Per lui «è legittimo chiedere a chiunque se vuole fare il rappresentante di lista». Anche durante il colloquio per una posizione lavorativa che con la politica non ha niente a che vedere? «Anche se io sono nella toilette del bagno e lo domando a quello che si sta lavando le mani accanto a me. Io ho una società, posso fare quello che voglio, a chi devo dare conto? È una questione di giustizia». Secondo il consigliere Petrina, la sua azienda cerca da tempo la figura adatta, ma sul perché i risultati dei colloqui arriveranno solo a fine novembre, cioè a elezioni passate, rimanda alle decisioni del suo amministratore unico, colui che detiene il restante cinque per cento delle quote societarie. 

Luisa Santangelo

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