Fa caldo, ma lui la giacca la tiene lo stesso quasi fino alla fine della conferenza stampa, convocata nell’asfittica sala riunioni della sede del Megafono. È la stessa giacca indossata cinque anni fa, quando l’ex sindaco di Gela lanciava la sua corsa alla massima carica di palazzo d’Orleans, imbracciando un megafono, zaino in spalla e scarpe da tennis. Il revival è servito, mentre Rosario Crocetta si chiede come sia possibile che a fronte di altri due candidati coincidenti con le scelte di cinque anni fa, Giancarlo Cancelleri e Nello Musumeci, il suo partito non ne voglia sapere di fare il suo nome.
«Questa coalizione ha vinto già una volta, può vincere di nuovo». Crocetta non vuole perdere nemmeno un secondo e rilancia la sua candidatura un attimo dopo il nuovo diniego del presidente del Senato, Pietro Grasso. «Inutile – ha ammesso ancora Crocetta – parlare ancora di Grasso, che anche questo pomeriggio ha ribadito la sua indisponibilità. Io sono molto rispettoso nei confronti di Grasso e davanti al suo nome mi sono fermato, ricambiando l’affetto e il rispetto che cinque anni fa ha avuto nei miei confronti. Io non appartengo alla categoria degli ingrati. Grasso cinque anni fa fece fare la volata alla mia candidatura, ritirandosi. Ma è evidente che nel momento in cui non c’è più il suo nome in campo, ogni debito si estingue».
«Abbiamo ereditato un bilancio a meno due miliardi e ora vantiamo un miliardo di avanzo. In Sicilia il pil è cresciuto del 3,6 per cento e la parifica è soltanto gli ultimi degli elementi che mi dicono di andare avanti».
Più volte il segretario dem, Fausto Raciti, ha insistito sul punto secondo cui bisogna prima costruire una coalizione solida e poi trovare un nome condiviso da tutti, ma secondo Crocetta «la coalizione c’è già ed è quella che governa la Sicilia. Adesso viene detto che prima bisogna pensare alla coalizione. Perché non lo si è detto per Davide Faraone o per Giuseppe Lupo. Se un principio vale, vale per tutti. Io sono pronto anche alle primarie, ma in questo momento il centrosinistra non sta prendendo alcuna decisione e sta attendendo il messia. Un moderno Aspettando Godot: mi pare che in tutto questo ci sia dell’autolesionismo».
«È inusuale – attacca ancora Crocetta – che il presidente uscente non venga ricandidato e che in qualsiasi tavolo non si tenga conto che c’è un presidente in carica. Che, fra l’altro, ha ricevuto il giudizio positivo del governo nel corso dell’ultima direzione regionale del Pd». Crocetta ha iniziato l’incontro coi giornalisti leggendo il manifesto con la proposta politica della sua candidatura. Nove, in tutto, i punti elencati (nel video) «perché si possa proseguire e la Sicilia non ripiombi nel baratro».
La lista di Crocetta sarà quella del Megafono, ma il governatore non esclude una seconda lista, Riparte Sicilia, che il primo inquilino di palazzo d’Orleans immagina come «un contenitore più centrista».
«Il mio – ha aggiunto – non è un distacco o un divorzio dal Pd, ma il tentativo di mettere il partito di fronte alle proprie responsabilità. Se mi candido da solo prendo tra il 22 e il 24 per cento. Ho fatto un confronto con altri candidati del centrosinistra e vi assicuro che non c’è alcun confronto. Per questo voglio primarie vere».
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