Niente sassolini nella scarpa. Il segretario regionale del Partito Democratico in Sicilia, Anthony Barbagallo, preferisce toglierli in vista dei momenti più intensi della campagna elettorale. Dopo la brusca separazione con il Movimento 5 Stelle, con il quale da anni era stato avviato un dialogo, i democratici si sono trovati senza i pentastellati. Tradito il patto per le primarie che avevano decretato Caterina Chinnici presidente per il polo progressista, il Pd ha ritrovato la sintesi con i Cento Passi di Claudio Fava e Più Europa. «Vogliamo costruire – ha dichiarato Barbagallo – un progetto alternativo alle destre e all’inaffidabilità del Movimento 5 Stelle. Il tradimento degli ultimi giorni non ha precedenti nella storia politica siciliana. Dopo un percorso comune, questa inversione è incomprensibile». Ma nelle ultime settimane Barbagallo è stato messo al centro dei fuochi anche da compagni di partito come Angelo Villari e Luigi Bosco. La loro uscita prima del voto della direzione per l’approvazione delle liste è stata seguita da accuse al vetriolo che hanno bollato il segretario regionale come «uomo solo al comando».
Ma il diretto interessato non ci sta e dopo avere risolto le questioni legate alla presentazione delle candidature, non si nasconde e risponde. «Quali sono – ha detto – le accuse? Io non le ho ben capite. Piuttosto mi è sembrato un continuo di urla, strali e un attacco alla dirigenza senza una visione. I temi fondamentali sono due. Il primo è quello che è accaduto nel Catanese, un fatto di una gravità inaudita. Chi si assume la responsabilità di gestire il partito non può, cinque giorni prima della scadenza, candidarsi con altra lista e un altro candidato governatore. Questo testimonia il tradimento politico, la corsa alla poltrona e si commenta da solo. Le accuse che sono arrivate da altri lasciano il tempo che trovano; rientrano nel dibattito tra gli organismi interni e verranno affrontate nella prossima assemblea». Messe da parte le polemiche, il Partito Democratico scommette tutto su Caterina Chinnici. «Siamo convinti – prosegue Barbagallo – che lei possa incarnare un modello nuovo di gestione, di amministrazione, di governo della cosa pubblica. Intorno alla Chinnici abbiamo tracciato un programma che guarda all’ambiente, alla sostenibilità, alla lotta per le diseguaglianze, alla voglia di costruire una Sicilia diversa rispetto alla lottizzazione di Musumeci».
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