Referendum, Pace del Mela dice no a inceneritore «Adesso anche gli altri Comuni vadano al voto»

Un risultato che non lascia spazio ai commenti. A Pace del Mela il 98,5 per cento dei votanti ha detto no all’inceneritore e all’utilizzo del Css, combustibile derivato dai rifiuti, all’interno della centrale termoelettrica Edipower. Ieri ha votato il 54,4 degli aventi diritto al voto. Si è così superato anche il quorum. Un risultato che arriva ad un mese di distanza di quello del 1 febbraio quando alle urne furono chiamati i cittadini di Gualtieri Sicaminò e di San Filippo del Mela. Anche in quel caso prevalsero i no, ma senza superare la soglia del 50 per cento dei votanti. Il risultato di ieri ha un importante valore simbolico, senza avere conseguenze immediate sulle decisioni delle istituzioni o della società direttamente interessate. 

«Speravamo in questo risultato, da un certo punto di vista sarebbe stato bello avere un pizzico di percentuale in più», afferma l’assessore all’Ambiente di Pace del Mela, Lino Calderone. «In giunta abbiamo fatto un’analisi del voto ed è stato palese come a fronte di una partecipazione massiccia registrata nel centro, si è registrato maggiore astensionismo nella frazione di Giammoro. Ma ce lo aspettavamo. Quando abbiamo avviato la campagna referendaria contro l’inceneritore è stato difficile penetrare in queste zone. Sono un po’ come il dormitorio di Messina. Abitano persone che non fanno parte realmente del territorio. Non hanno lo spirito di comunità che puoi trovare in chi abita qui da 20 anni, è normale».

Ma tra chi ha scelto di non recarsi alle urne ci sono anche quelli che lavorano per le ditte che gravitano attorno alle realtà industriali della zona. «Le famiglie dei dipendenti dell’Enel non hanno voluto nemmeno sentir parlare di questo referendum – prosegue Calderone – siamo passati casa per casa. Tutti insieme consiglieri, assessori e comitato del no, ma non ci hanno fatto entrare. Siamo di fronte a un vero ricatto occupazionale, per la paura di restare senza lavoro non si rendono conto che invece la riqualificazione del territorio porterebbe maggiore occupazione». Con questo risultato in tasca adesso partiranno le nuove iniziative che mirano a spostare l’attenzione prima a Palermo e poi a Roma. «Non si possono ignorare i risultati dei referendum di Pace del Mela, San Filippo del Mela e Gualtieri Sicaminò – conclude Calderone – almeno settemila persone hanno detto di non volere l’inceneritore, un messaggio d’allarme per chi deve decidere. La palla passa ora ai Comuni del comprensorio che si sono limitati a fare delle delibere comunali. Se si votasse in questi altri centri e soprattutto a Milazzo, i voti potrebbero diventare diecimila. La posta diventerebbe più alta e il messaggio più pesante. Rappresenteremmo un’intera circoscrizione elettorale. Numeri non più sottovalutabili». A gioire per l’esito del referendum anche il comitato No inceneritore. «Il valore di questo risultato va oltre lo Stretto di Messina e diffonde il suo chiaro significato a tutti i territori a rischio devastazione: la sovranità appartiene alle persone e i progetti di espropriazione e sfruttamento vanno respinti con forza». 

Secondo il presidente di Zero Waste Sicilia, Beniamino Ginatempo, dietro questo risultato c’è la consapevolezza di cosa comporta un inceneritore perché spiega «accanto alle validissime ragioni di impatto ambientale ed igienico-sanitario, ci sono motivazioni economiche e di buon senso: il valore della risorsa pubblica, l’incremento dei posti di lavoro che deriverebbe dal recupero di materie prime  e che ha permesso di smontare il ricatto occupazionale, l’esistenza di una alternativa concreta e realizzabile alla folle distruzione dei materiali, basata sulla strategia rifiuti zero». Il presidente nazionale dell’associazione si rivolge al governatore Rosario Crocetta: «Se c’è batta un colpo. Il risultato espresso dalla volontà popolare è palese e schiacciante».

A San Filippo del Mela l’1 febbraio è andato a votare il 42,9 degli aventi diritto al voto. Oltre il 60 per cento a Gualtieri. E anche in questo caso ha vinto in no. «I referendum comunali hanno confermato tutte le aspettative del comitato promotore, prima fra tutte la valanga di no che ha sepolto la truffa dell’inceneritore propinata dalla multinazionale venuta dal Nord». Il prossimo passo è fissato per domenica 13 marzo, con una fiaccolata per le strade di Milazzo, «un corteo regionale contro tutti gli inceneritori».

Simona Arena

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