Accozzaglia, conservatori, nostalgici. Sono solo alcuni delle definizioni che i promotori del referendum costituzionale hanno riservato a quanti non hanno sostenuto la riforma del governo Renzi. Il risultato delle urne, però, ha dato ragione proprio a coloro che per settimane hanno sottolineato le lacune della proposta di cambiamento offerta dall’esecutivo. Che le cose fossero andate bene per il no, lo si è capito già a partire dai primi exit poll che, a livello nazionale, hanno segnato un vantaggio di circa dieci punti percentuali. Dati che, man mano che lo scrutinio è andato avanti, sono stati ufficializzati dal verdetto delle urne, con percentuali vicine al 70 per cento.
A salutare con soddisfazione il risultato è Nello Musumeci, leader Diventerà bellissima, tra i principali sostenitori del no. «Ha vinto l’opposizione a una riforma fatta male, i siciliani hanno dimostrato sensibilità nei confronti della Costituzione e dei contenuti della proposta del governo nazionale», dichiara a MeridioNews. Alla luce dell’annuncio di dimissioni da parte del presidente del Consiglio, Matteo Renzi, la sensazione per il presidente della commissione regionale antimafia è che per la Sicilia non cambierà nulla. «Dubito ci saranno riflessi sulla politica nostrana – commenta -. I nostri deputati sono attaccati alla poltra e alla piccola fatta di piccoli tornaconti». Tuttavia, in ottica elezioni, che in Sicilia si svolgeranno il prossimo autunno, le cose potrebbero cambiare per quanto riguarda i rapporti di forza e le alleanze. «Bisogna vedere come i centristi reagiranno e come si comporterà la parte più democristiana del Pd, se si allontanerà dalla corrente dalemiana – prosegue Musumeci -. Qualcosa potrebbe ridefinirsi, ma bisogna ancora attendere».
Chi, invece, ritiene che il verdetto venuto fuori stasera abbia un significato anche a livello regionale è il Movimento 5 stelle. «I dati del referendum in Sicilia nono sono solo una bocciatura del governo Renzi, ma soprattutto del suo maggiore sponsor nell’Isola: Rosario Crocetta – dichiara Giancarlo Cancelleri -. Adesso dimissioni e parola ai cittadini, c’è da rimettere una Sicilia al lavoro e non può farlo chi ha perso in maniera sonora».
La vittoria del no ha significati diversi per i vari partiti che si sono riuniti contro la riforma. Ne è sicuro Erasmo Palazzotto di Sinistra italiana. «L’accozzaglia? Io credo che sia evidente come il mio no sia stato diverso da quello di Salvini, per le idee diverse che abbiamo su come riformare il Paese – commenta -. Non credo che in questo referendum ci sia stata un’alleanza unica nel fronte del no, semplicemente ci si è opposti davanti a una proposta portata avanti con arroganza». La sonora sconfitta del sì dovrebbe mandare un messaggio anche al governo regionale. «Crocetta e buona parte della giunta hanno passato le ultime settimane a sostenere la riforma più che a governare. Questo voto dovrebbe farli riflettere», conclude.
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