Tutto da rifare. Il processo d’appello a Firenze per la strage del Rapido 904 dovrà ripartire da zero, risentendo tutti i testimoni già sentiti in primo grado e programmando le nuove testimonianze di sei boss, la cui deposizione adesso si rivela necessaria. Il motivo è l’imminente pensionamento, a ottobre, del presidente di corte Salvatore Giardina. Unico imputato alla sbarra è Totò Riina, assolto in primo grado: il capo dei capi è accusato di essere il mandante che ordinò l’attentato dinamitardo, passato alla storia come strage di Natale, perché avvenuta domenica 23 dicembre 1984 alle sette di sera. Furono sedici le persone che persero la vita e oltre 200 i feriti. L’esplosione si verificò all’altezza della Grande galleria dell’Appenino dentro al vagone del treno partito da Napoli e diretto a Milano.
A pochi mesi dall’attentato a finire nel mirino degli investigatori furono subito Guido Cercola e Pippo Calò, il cassiere di Cosa nostra: nel loro covo segreto a Poggio San Lorenzo di Rieti vengono ritrovate, fra le altre cose, munizioni, armi ed esplosivi. È il tassello fondamentale: le analisi dei periti li inchiodano, materiale e composizione chimica sono compatibili con l’esplosivo usato per la strage del treno. È il 1986: a quasi due anni dall’attentato, i due vengono formalmente imputati. Stategia della tensione: l’episodio del dicembre ’84 non sarebbe, per i magistrati, che l’ennesimo anello di una lunga catena di fatti di sangue innescati dalla cosiddetta strategia della tensione. Terrorismo, ma anche mafia, quindi. A finire coinvolto nelle indagini è anche il tedesco Friedrich Schaudinn, incaricato di costruire i dispositivi elettronici.
Nel 1992 la Corte d’appello di Firenze conferma gli ergastoli per Calò e Cercola, quest’ultimo si uccide in carcere nel 2005. Condanna per il braccio destro tedesco a 22 anni e un altro membro di Cosa nostra, Franco Di Agostino, a 24. Il boss della camorra Giuseppe Misso riceve tre anni per detenzione di esplosivo, mentre Giulio Pirozzi e Alfonso Galeota devono scontare solo un anno e sei mesi ciascuno. Solo nel 2011 la Dda di Napoli tira in ballo Riina, accusandolo di essere il mandante della strage del Rapido 904. Il nuovo processo si apre sempre a Firenze nel 2014 e solo un anno dopo arriva l’assoluzione della corte d’Assise per insufficienza di prove. Adesso il rinvio a data da destinarsi, predisposto in virtù delle recenti modifiche apportate all’articolo 603 del codice di procedura penale, che impone al giudice di predisporre la riapertura dell’istruttoria in caso di appello da parte del pubblico ministero contro una sentenza di proscioglimento di primo grado.
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