Attimi di tensione ieri a piazzetta Cairoli, dove si trova la sede della Rap, azienda partecipata del Comune che si occupa della gestione dei rifiuti a Palermo. L’amministratore unico Girolamo Caruso è stato infatti insultato e minacciato da un manipolo di operai Reset, tanto da dover lasciare gli uffici scortato dalla polizia in tenuta antisommossa.
Una questione annosa quella dei circa 90 dipendenti Reset, altra partecipata Comunale, da tempo in attesa di passare alla Rap. Un passaggio che sembrava imminente con l’annuncio delle nuove assunzioni proprio da parte di Caruso, oltre che dal sindaco Orlando. Passaggio che comunque non è un atto dovuto, nonostante l’atto d’indirizzo di palazzo delle Aquile. Sono state infatti diverse nel tempo le discussioni sull’opportunità di queste nuove assunzioni in luogo di altre a seguito di concorsi per ricercare professionalità più specifiche e funzionali all’azienda dei rifiuti.
Nessun commento da parte di Caruso, che pure aveva tentato di mediare con i manifestanti, chiedendo tempo per studiare la vicenda. A Caruso arrivano comunque espressioni di solidarietà da più parti. «Nel condannare fermamente quanto è avvenuto ieri in piazzetta Cairoli, esprimo la massima solidarietà al presidente della Rap, Girolamo Caruso – dice il consigliere M5s Antonino Randazzo – A lui rivolgo l’invito a proseguire il coraggioso lavoro di riorganizzazione dell’azienda che passa dagli iter avviati per l’assunzione di nuovo personale necessario a migliorare il servizio di gestione rifiuti attualmente carente».
«Se non vengono seguiti dai fatti, le parole non contano, non servono, non valgono nulla – dice il consigliere di Avanti Insieme Massimo Giaconia – per questo invito ancora una volta l’amministrazione comunale, nelle persone del sindaco e dell’assessore Marino e l’amministratore unico della Rap Caruso, a chiudere definitivamente questa vicenda. Se il Comune e la stessa Rap, ritengono che la mobilità interaziendale non è più percorribile che lo dicano subito, e chiaro, queste persone meritano di sapere la verità. Basta attese inutili e snervanti».
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