Dichiaravano di coltivare con metodi biologici e grazie a ciò percepivano contributi comunitari, ma in realtà utilizzavano pesticidi e tecniche tradizionali. Questa l’accusa nei confronti di nove aziende agricole del Ragusano, finite al centro di un’inchiesta della Procura iblea che si è avvalsa del lavoro della guardia di finanza per recuperare elementi utili a sostenere l’accusa di frode in commercio e truffa aggravata ai danni dello Stato e dell’Unione europea.
Le Fiamme Gialle hanno quantificato in circa un milione di euro i fondi europei percepiti da aziende attive a Modica, Scicli, Ragusa, Ispica, Pozzallo, Vittoria, Acate, ma anche Siracusa e Bologna. L’indagine è partita nel 2017 e ha messo in luce la rete commerciale creata dalle imprese, con le vendite che avvenivano sia in Italia che oltre i confini nazionali, specialmente in Francia, Germania e Inghilterra. L’invio dei prodotti non biologici sarebbe servito anche a soddisfare la crescente domanda del mercato, mentre ci sarebbero stati anche casi di alterazione delle analisi chimiche. Il tutto anche nell’intento di riuscire a mettere in commercio i prodotti a prezzi maggiorati.
Nel corso dell’operazione, che ha portato alla denuncia dei titolari delle imprese, sono stati sequestrati oltre diecimila chili tra prodotti chimici, fertilizzanti, concimi, sementi alterate e pesticidi. Al centro dell’attenzione delle forze dell’ordine anche un’evasione fiscale da 200mila euro per quanto riguarda l’acquisto dei prodotti vietati.
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