Ragusa, il mulino a pietra rinasce dopo l’incendio Uno dei più antichi Sicilia, l’impegno di otto chef

Otto postazioni di show cooking, una per ogni chef sceso in campo per contribuire alla rinascita del Molino Soprano in contrada Cifali a Chiaramonte Gulfi che, il 27 novembre scorso, era stato distrutto da un incendio. «Sarà la prima pietra per poter ricostruire ciò che è stato distrutto», spiega a Meridionews il proprietario Francesco Distefano, pensando alla cena organizzata per oggi a Locanda Gulfi.

«La mattina del 27 novembre quando sono arrivato al mulino – ricorda Distefano – l’incendio era ancora in corso ma io non avevo capito la gravità della situazione. Poi, entrando, ho visto che tutto quello che era pietra era diventato calce e tutto quello che era in ferro si era allungato e deformato». Macerie annerite dalla cenere dovuta a un rogo che «nonostante le indagini, non si è capito da dove è partito anche se – afferma il proprietario – io escludo che sia stato di origine dolosa, non ho motivi per pensarlo perché non ho problemi con nessuno. Di sicuro sarà stato un cortocircuito anche perché non sono state trovate tracce di dolo».

Il dato certo è che le fiamme hanno distrutto gran parte di uno dei pochi mulini a pietra alimentato ad acqua presenti nel territorio ibleo e uno dei più antichi della Sicilia risalente al 1882 che oggi collabora con la banca del seme siciliano di Caltagirone che ha preservato le 52 qualità siciliane di grano.

La famiglia Distefano – che da generazioni pratica la professione del mugnaio, tramandandosi questo sapere dalla coltivazione degli antichi grani siciliani secondo la biodiversità alla complessa macinazione a pietra – ha subito assorbito il colpo e ripreso in mano la situazione.

«Grazie alla solidarietà delle persone che si sono attivate per aiutarci – sottolinea il proprietario – abbiamo trovato delle ottime attrezzature e, due settimane fa, siamo ripartiti e l’idea di questa cena solidale è venuta in mente a mia figlia Vanessa che lavora con me». Gli introiti della serata, già sold out, serviranno all’acquisto di un’altra macina da affiancare a quella da poco già installata per risollevare le sorti di un mulino a pietra che si è distinto per la ricerca e la produzione di grani antichi e che nulla ha a che vedere con i moderni mulini a cilindri. 

Una cena in piedi all’insegna della solidarietà e della valorizzazione dei prodotti tipici locali preparata a sedici mani da otto chef: Vincenzo Candiano proporrà «le guancette di suino agli agrumi con cuturru»; Peppe Cannistrà un polpo affumicato con purè di patate alla vaniglia e polvere di cappero; Pino Cuttaia presenterà la sua «doppietta di melanzana in pasta croccante»; Carmelo Floridia, lo chef di Locanda Gulfi che ospita la serata, farà degustare «il manto di Maria, trippa e baccalà¹; Sandro Pace cucinerà le sue «arancine scupicciate» e i suoi «cannoli caldi riempiti al momento»; Claudio Ruta ha scelto «coscia di nero siciliano al sale integrale di Mothia, fumo, cicerchia e olio aromatizzato al pepe»; Giovanni Santoro preparerà «il sandwich della domenica», mentre Ciccio Sultano la «pasta in salsa moresca taratatà». I vini saranno proposti dalle cantine aderenti a Strada del vino Cerasuolo di Vittoria e la serata sarà allietata dal gruppo musicale i Talèh.

«L’obiettivo – conclude Distefano – è quello di raccogliere un aiuto economico per ristrutturare la parte del mulino che al momento è inutilizzabile per ricominciare nel più breve tempo possibile anche a sfruttare l’acqua visto che, in questo momento, riusciamo a usare solo l’energia della parte del fotovoltaico che è scampata all’incendio».

Marta Silvestre

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