La polizia di Stato – squadra mobile e sezione polizia stradale – ieri ha denunciato un rumeno R.I.C. di anni
31 residente a Catania per sfruttamento della manodopera e guida in stato di ebbrezza.
Nel pomeriggio di ieri la pattuglia della polizia stradale di Ragusa notava un furgone che procedeva con
andatura discontinua lungo la strada statale 514 in direzione di Catania pertanto procedeva al controllo.
Il furgone con targa bulgara era condotto da un rumeno che trasportava nel vano merci otto braccianti agricoli
che avevano da poco finito di lavorare nelle campagne del ragusano.
Il controllo era mirato alla sicurezza stradale ma la professionalità degli operatori di polizia permetteva di
intuire che il conducente non fosse un semplice operaio (sue dichiarazioni) come gli altri ma il caporale.
Considerati i sospetti degli operatori veniva richiesto l’intervento della squadra mobile per accertare se i
braccianti fossero stati sfruttati.
Nelle more del controllo il forte alito vinoso del conducente spingeva gli agenti della polizia stradale a
procedere al controllo del tasso alcolemico. Il cittadino rumeno alle cinque del pomeriggio aveva un tasso
alcolemico sei volte superiore al limite consentito.
Per le condizioni psicofisiche avrebbe quasi sicuro
provocato un incidente pertanto gli operatori della polizia stradale hanno scongiurato una tragedia.
Durante le fasi della denuncia del conducente, la squadra mobile ascoltava le dichiarazioni dei braccianti dalle
quali emergeva chiaramente che il cittadino rumeno fosse il caporale.
Lui aveva promesso 4 euro a cassetta di olive e in cambio voleva 5 euro da ogni bracciante commettendo il
reato di intermediazione illecita c.d. caporalato.
I lavoratori venivano trasportati come animali all’interno del vano merci di un piccolo furgone non idoneo al
trasporto persone e privo di qualsivoglia sistema di sicurezza. Il caporale da circa dieci giorni ogni mattina
prelevava i lavoratori a Catania e li riportava a fine giornata, sempre a bordo del veicolo sottoposto a controllo
in questa occasione.
Tutti i lavoratori sono richiedenti protezione internazionale (c.d. rifugiati) e sono stati impiegati in “nero”
presso una campagna del ragusano; sono in corso accertamenti per le responsabilità del proprietario.
(Fonte: Questura di Ragusa)
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