La Procura di Barcellona ha chiesto il rinvio a giudizio per omicidio colposo e lesioni colpose di 17 persone, coinvolte nell’inchiesta, avviata dai magistrati Fabio Sozio e Federica Paiola, e coordinata del procuratore capo Emanuele Crescenti, per la morte di sette operai e la malattia per un ottavo. Tutti avevano lavorato nel corso degli ultimi 30 anni all’interno della Raffineria di Milazzo. Le morti sono avvenute tra il 2006 e il 2013.
Coinvolti nell’inchiesta sono amministratori e direttori dello stabilimento mamertino che si sono susseguiti dal 1982 al 2010, i responsabili della sicurezza e alcuni rappresentanti legali di altrettante imprese che operavano all’interno. L’udienza preliminare è stata fissata per domani e al magistrato toccherà capire cosa c’è dietro le morti avvenute tutte per patologie oncologiche o legate a problemi polmonari come fibropatie e broncopatie.
Le vittime lavoravano ai tubo-alternatori, alla stazione laminatrice, alla linea di vapore, alla saldatura e alla pulitura: Salvatore Currò, era tubista carpentiere addetto alla saldatura dal 1986 al 2000, ed è morto nel 2007; Francesco Di Maio, manutentore elettricista dal 1981 al 1984, muore nel 2006; Giuseppe Pollicino, metalmeccanico dal 1973 al 2007, muore nel 2008; Salvatore Saporita, carpentiere tubista dal 1963 al 2006, ultimo suo anno di vita; Salvatore Scolaro, operaio qualificato e montatore dal 1969 al 1987, muore nel 2012; un anno dopo perde la vita Nunziato Sottile, gruista dal 1971 al 1996. Tre anni prima stessa sorte era toccata ad Aldo Colosi, operaio di centrale termoelettrica dal 1971 al 1982. Gli indagati sono accusati di lesioni colpose in concorso nei confronti di Alfonso Malafronte, metalmeccanico tubista dal 1973 al 2002, per una serie di ispessimenti pleurici accertati nel 2013.
Agli indagati per i quali è stato chiesto il rinvio a giudizio è stata contestata «la negligenza, l’imperizia e la imprudenza, per aver omesso di adottare tutte le precauzioni utili a contenere l’esposizione all’amianto e alle inalazioni di gas e polveri nocive, senza vigilare sull’uso degli strumenti necessari alla protezione degli operai». Secondo la procura, gli indagati non avrebbero messo a disposizione le mascherine protettive né avevano predisposto un sistema di ricircolo dell’area all’interno dei reparti, dove svolgevano il loro lavoro gli stessi operai.
Chiesto il rinvio a giudizio per Franco Terrosi, che ha guidato la raffineria dal 1984 al 1987; Napoleone Majuri, direttore dal 1982; Mario Del Tredici, responsabile per la sicurezza nel 1982; Vincenzo Russo, direttore dal 1985 al 1987; Francesco Zofrea, legale rappresentante dal 1988 al 1983; Salvatore Calatabiano, direttore dal 1992 al 1993; Marcello Rubini, direttore dal 1993 al 1994; Diego La Scala, responsabile per la sicurezza dal 1995 all’anno successivo; Angelo Ferrari, legale rappresentante dal 1995 al 1996; Antonio Bucarelli, responsabile per la sicurezza nel 1996; Cristiano Raminella, legale rappresentante dal 200 al 2003; Franco Scorretti, legale rappresentante dal 2003 al 2006; Alessandro Gilotti, legale rappresentante 2006 a 2010; Pasquale Palumbo, direttore dal 2004 al 2005; Renato Monelli, direttore dal 2005 al 2007; Lino Gamba, direttore dal 2007 al 2009; Daniela Trio, titolare della ditta Trio srl tra il 2004 e il 2010, l’impresa che ha gestito in subappalto i lavori all’interno della raffineria di Milazzo. Indagata come persona giuridica anche la raffineria di Milazzo Spa nella persona del rappresentate legale Pietro Maugeri.
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