Radio Aut Young, il progetto ideato dai ragazzini di Cinisi «La mafia avrà sempre paura di un bambino che studia»

«Peppino parlava dei problemi dei grandi, noi vogliamo fare una radio per parlare dei problemi di noi bambini». È tutto in questa frase del piccolo Pietro, se vogliamo, Radio Aut Young, il progetto di Casa Memoria Felicia e Peppino Impastato, sulle orme della storica radio fondata da Peppino e i suoi compagni per denunciare la mafia e i suoi padrini  a suon di sberleffi. Un’idea che oggi, dopo 42 anni dal suo omicidio, ritorna in vita. Ma pensata addosso ai bambini. Il progetto infatti, seguito principalmente da Cristina Cucinella, attivista storica di Casa Memoria nonché vice presidente dell’associazione, coinvolge un gruppo di dieci ragazzini di Cinisi di 10 anni. «Era un gruppo inizialmente informale di amici e compagni di scuola e attività pomeridiane, che però dallo scorso giugno ha cominciato a frequentare regolarmente Casa Memoria – racconta Cristina -. Alcuni di loro conoscevano già questo posto perché avevano seguito alcuni laboratori portati avanti da associazioni del territorio in collaborazione con l’associazione e perché i genitori di uno di loro hanno un’attività commerciale adiacente alla Casa Museo. Quindi era già nato un rapporto importante basato sulla conoscenza di Peppino a partire dalle sue poesie e dalle letture per ragazzi».

Tra questi dieci bimbi c’è, appunto, anche il piccolo Pietro, uno dei più motivati. Tanto che l’idea della radio viene proprio a lui: «Ha preso l’iniziativa proponendoci di creare una radio che parlasse della vita e dei problemi dei bambini di Cinisi, per riflettere sul tempo libero e sulle attività e per superare ogni forma possibile di bullismo e cyber bullismo, rappresentandoli poiché minori. Da qui è nato un gruppo di 10 ragazzi – racconta ancora Cristina, insieme ad Evelin Costa, anche lei storica attivista di Casa Memoria -. Abbiamo subito dopo compreso quanto la loro volontà fosse seria e il loro impegno è diventato costante». I ragazzi, perciò, hanno subito cominciato un percorso formativo ascoltando le accoglienze che ogni giorno vengono realizzate a Casa Memoria: veri incontri di formazione che gli attivisti dell’associazione e i testimoni della storia di Peppino svolgono con scolaresche e gruppi di giovani. Hanno poi incontrato alcuni dei compagni di Peppino, redattori di Radio Aut ed esponenti del Circolo Musica e Cultura, hanno incontrato artisti del territorio, insegnanti ed esponenti di altre associazioni ed esperti di editoria e radio.

«Sono stati anche seguiti da Ornella Tirone, educatrice e coordinatrice del bene confiscato Fiori di campo con la quale hanno realizzato un sondaggio da somministrare ai loro amici riguardo la conoscenza che hanno sul tema della legalità e dell’antimafia – proseguono le attiviste -. Abbiamo quindi cominciato a discutere con loro di radio, di giornali e di come si racconta una notizia. Nel frattempo hanno anche cominciato ad accogliere alcuni turisti o piccoli gruppi che passano a trovarci alla Casa Museo, mostrando una dettagliata conoscenza degli oggetti, delle fotografie, dei documenti e delle opere d’arte che sono custoditi all’interno della casa e mostrando una conoscenza della storia di Peppino e di mamma Felicia». Due i momenti principali del loro percorso: il primo, da giugno a settembre, è stato incentrato soprattutto sulla formazione e la conoscenza, e si è concluso con una dimostrazione delle loro competenze in presenza dei genitori e del pubblico, che hanno potuto assistere alla loro descrizione di Casa Memoria. Dimostrazione alla fine della quale hanno ricevuto un primo attestato di riconoscimento.

Mentre da settembre a oggi c’è stata da parte loro la consapevolezza e la presa di coscienza delle loro capacità e conoscenze. I bambini, insomma, «hanno cominciato a sentirsi delle vere piccole guide della Casa Museo. Proseguiremo con la formazione verso la costituzione della radio o di altri mezzi di comunicazione anche on line», dicono ancora le attiviste. Rivelando che a rendere speciale e vincente questo progetto non è solo il fatto di essersi trovati di fronte a un gruppo di ragazzini meravigliosamente grandi, maturi e consapevoli per i loro soli dieci anni. Ma il fatto che si tratti di ragazzini tutti di Cinisi, «un elemento non scontato – sottolineano -. Le loro famiglie li accompagnano in questo percorso condiviso e sentono la voglia di portarli all’interno delle mura di una casa dove si racconta una storia emblematica di lotta alla mafia che si è svolta proprio in questo contesto non sempre semplice. Questo ha una grandissima importanza – osservano le attiviste – e ci dimostra come sia stato determinante e costruttivo il nostro impegno quotidiano svolto in tanti anni, anche in sinergia con le scuole di Cinisi e dintorni».

«I ragazzi sono coscienti di far parte di una storia collettiva, del significato dell’attività di Peppino e dei suoi compagni, sempre impegnati a difendere i diritti degli oppressi e a lottare per una società migliore, fuori da ogni logica mafiosa». Per chi volesse conoscerli da vicino, è possibile incontrarli ogni venerdì a Casa Memoria, dove continuano a cimentarsi nelle accoglienze di chi vuole visitare la casa in cui ha vissuto Peppino con la sua famiglia e, soprattutto, per chi vuole conoscere la sua storia. «Speriamo di realizzare presto il loro sogno della radio, al quale stanno procedendo per gradi e con la consapevolezza che sono necessarie la formazione e lo studio». L’impegno di questi dieci ragazzini, intanto, in tutti questi mesi non sembra essere arretrato di un millimetro, anzi. Il loro entusiasmo aumenta di giorno in giorno, nel tentativo anche di incuriosire e contagiare sempre più coetanei.

«Ho parlato con una bambina, gli ho detto di spargere la voce con i compagni e di dire che se vogliono possono passare da Casa Memoria perché ci siamo noi che facciamo l’accoglienza – racconta Pietro -. Lei non mi è sembrata troppo convinta, mi ha detto “tanto la storia la so, non è granché, è stato schiacciato da un treno”», una risposta che gli ha fatto capire quanto poco sia scontato conoscere e comprendere la storia di Peppino, e quanto ancora ci sia da fare. «La mafia può sembrare forte, ma avrà sempre paura dei bambini, di quelli che studiano, che saranno intelligenti e conosceranno la cultura e il proprio territorio – dice anche Nicolò, un altro ragazzino che partecipa al progetto per realizzare Radio Aut Young -. Era così ai tempi di Peppino e lo è ancora oggi». 

Silvia Buffa

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